Ex Ilva, scatta il pre-accordo tra i commissari e l’Arcelor Mittal

Ex Ilva: per raggiungere un’intesa, Arcelor Mittal e Commissari avranno fino al 31 gennaio, data entro la quale il contratto dovrà essere rivisto.

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L’accordo vero e proprio per l’ex Ilva dovrebbe essere nel corso dell’udienza che si terrà al Tribunale di Milano il prossimo 7 febbraio.

Ex Ilva: un’intesa in extremis

Un accordo di base, quello dell’ex Ilva, il cui fine delle controparti sarà quello di revisionare il contratto di locazione e vendita degli impianti di Taranto. Un accordo che arriva nel giorno in cui avrebbe dovuto esserci l’udienza al tribunale di Milano tra commissari straordinari ed Arcelor Mittal. Un’udienza che si terrà invece, il 7 febbraio.

Per questo, entro il termine ultimo del 31 gennaio, dovranno essere rivisti i termini con cui la multinazionale si impegnerà nel polo siderurgico. Il pre-accordo è stato firmato da Lucia Morselli, amministratore delegato di Arcelor Mittal, Francesco Ardito, Alessandro Danovi ed Antonio Lupo i tre commissari dell’ex Ilva che sono stati autorizzati dal ministro dello Sviluppo Economico Patuanelli.

Come si legge da il Giornale, Claudio Sforza, direttore generale dell’ex Ilva, ha affermato di essere soddisfatto dell’accordo raggiunto poiché è stato siglato nell’interesse del paese.

Il negoziato avrà oltre un mese di tempo

Fino al 31 gennaio, potrà essere raggiunto un negoziato e un accordo vincolante. Il contratto siglato nel 2018 verrà, dunque, revisionato. L’accordo attuale si compone di quattro pagine in lingua inglese in cui, come riferisce un legale, si legge:

“le parti sottoscrivono un impegno per elaborare un nuovo piano industriale”

L’obiettivo, è quello di poter soddisfare tutti. I tre punti su cui lavorare saranno:

  • acciaio verde: ovvero abbandonare parzialmente il ciclo integrale attuale
  • investimenti: che grazie all’aiuto dello Stato dovrebbero arrivare ad un miliardo
  • esuberi: il governo non è propenso ad andare oltre i 1800

Quello degli operai, resta il nodo più delicato sul quale i sindacati chiedono zero uscite. I timori per il futuro occupazionale restano alti.

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