Greenpeace, lo studio conferma: “La bioplastica o la carta non sono la soluzione”

Secondo l’ultimo studio fatto dal Greenpeace sostituire la plastica con la carta o la bioplastica, comporterebbe maggior inquinamento

Greenpeace
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Greenpeace ha dimostrato nel suo studio come utilizzare soluzioni biodegradabili sia in realtà del tutto inefficace dal punto di vista della riduzione dell’inquinamento. Carta e plastiche biodegradabili o le nuove soluzioni pensate per il riciclo, sono poco efficaci, anzi al contrario porterebbero ad un inquinamento maggiore. Insomma, le multinazionali dovrebbero trovare altre soluzioni. Per produrre le bioplastiche per esempio vengono prodotte partendo da culture particolari, viene cioè sottratto cibo e che modificano la composizione del suolo. Questo porta all’aumento dell’emissione di sostanze inquinanti.

Il report dei greenpeace

Dallo studio dell’ONG bolla come false le soluzioni pensate e adottate da tantissime aziende. Se da un lato abbiamo moltissime multinazionali impegnate nella riduzione della plastica, che quantomeno rendono i propri imballaggi riciclabili, riutilizzabili e compostabili, dall’altro lato, abbiamo un aumento della fabbricazione di confezioni di plastica monouso o altri oggetti usa e getta. Si deve agire all’inizio della filiera di packaging usa e getta.

Usare la carta non è la soluzione

Alcune aziende hanno abbandonato la plastica, spostandosi sulla carta ma non è la soluzione dell’inquinamento di plastica. Multinazionali come McDondald’s e Nestlé, stanno abbandonando la plastica. La carta è si riciclabile, anche se l’ONG afferma che carta non è del tutto sostenibile. La carta nasce dagli alberi, per cui un maggior uso di questo materiale porta ad un maggior sfruttamento forestale. Si aumentano in questo modo i rischi del cambiamento climatico, derivante dall’aumento delle richieste di carta.

Una possibile soluzione

Greenpeace ha elaborato delle soluzioni per poter intervenire sul tema. L’ONG da molto tempo, ha lanciato una petizione che è stata firmata da più di quattro milioni di persone a livello mondiale, che chiede alle grandi multinazionali detentrici di grandi marchi leader di ridurre la produzione. Si vuole spingere ad investire, creando sistemi di consegna che sono alternativi, che non richiedano l’uso di contenitori e imballaggi monouso, bensì riutilizzabili.

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