Morto boss che tentò fuga travestito da figlia: trovato impiccato in cella

Boss narcotrafficante brasiliano si è suicidato in cella: nei giorni scorsi aveva tentato la fuga con un travestimento shock

Boss morto in cella
Boss trovato morto in cella

E’ stato trovato morto nella sua cella il boss narcotrafficante brasiliano che nei giorni scorsi aveva tentato di evadere dal carcere travestito da sua figlia adolescente.

Boss si è suicidato in cella

Clauvino da Silva si sarebbe suicidato impiccandosi nella sua cella nel complesso penitenziario di Guercino’ a Rio de Janeiro dove era detenuto. A darne notizie in queste ore è la Segreteria dell’amministrazione penitenziaria che avrebbe confermato il gesto estremo.

Da Silva avrebbe usato un lenzuolo in dotazione ai detenuti per togliersi la vita. Un’inchiesta sarà aperta sulla sua morte, come già annunciato dalle autorità brasiliane.

Il piano per evadere dal carcere

Per la giustizia del Brasile, Clauvino da Silva, noto anche con vari appellativi tra cui “Baixinho” per via della sua corporatura piuttosto minuta, avrebbe dovuto scontare in carcere oltre 70 anni. Una prospettiva per nulla esaltante per il narcotrafficante, al punto da aver pensato ad un piano per evadere.

E così nei giorni scorsi, munito di parrucca, maschera di silicone e look da adolescente si era calato letteralmente nei panni della giovane figlia per tentare un’evasione in grande stile che gli avrebbe consentito la tanto agognata libertà.

Approfittando della visita in carcere della 19enne Ana Gabriele, l’uomo si era camuffato dando luogo ad uno ‘scambio di persona’ e lasciando la figlia in cella al suo posto. Il piano però era miseramente fallito. Da Silva fu così nuovamente ricondotto in carcere.

La scoperta del travestimento da parte degli agenti era stata filmata e postata sui social ed il video era diventato ben presto virale. Da qui il ritorno dietro le sbarre del narcotrafficante.

Alla base del presunto suicidio che avrebbe spinto il boss della droga a impiccarsi in cella ci sarebbe la grande disperazione causata dalla sua incapacità di accettare una condanna a suo carico così severa.

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