Professoressa accusata di violenza, il marito scopre la verità: “E adesso?”

Da una parte una professoressa accusata di violenza su minore e dall’altra un marito che ha scoperto di non essere il padre del bambino che ha accudito in questi mesi

Professoressa accusata di violenza, il marito scopre la verità: "E adesso?"

Una storia che aggiunge tasselli giorno dopo giorno, dove il marito della  professoressa accusata di violenza su minore ha appena scoperto di non essere il padre del bambino.

L’esame del DNA

Conosciamo tutti la storia della donna che ha dato ripetizioni di inglese ad un ragazzino di Prato, innamorandosene per poi iniziare una storia sentimentale e sessuale con lui.

In tutto questo la professoressa è rimasta incinta, dando alla luce uno splendido bambino riconosciuto dal marito convinto della sua paternità. La donna, dopo essere stata denunciata dai genitori dei ragazzo, ha dato il suo consenso per effettuare l’esame del DNA e sfatare ogni dubbio: come abbiamo raccontato in questo articolo, i risultati hanno spiazzato tutti.

Secondo gli esami, infatti, il padre biologico del bambino è il ragazzino di 14 anni e non del marito come precedentemente pensato e confermato dalla donna. Un marito che ha scoperto la verità solo nella giornata di ieri e che, nonostante tutto, non abbandona sua moglie a questo macchinoso destino.

Alcuni testimoni avrebbero rivelato che l’uomo ora si stia facendo qualche domanda, chiedendosi come si evolveranno le cose da ora in poi.

Le indagini sulla donna

Gli inquirenti, oltre alla questione del bambino, si vogliono concentrare – come si evince anche da Il Messaggero – sulle conversazioni tramite cellulare della donna e il ragazzo nonché sulla ricerca di testimoni oculari.

Gli agenti, infatti, si sono posti il dubbio se siano state fatte ripetizioni solo a questo ragazzo o anche ad altri  – cercando di capire i rapporti e il legame con gli stessi. Nella giornata di oggi, la difesa Mario Alfano, chiederà al procuratore la possibilità di effettuare un’udienza a camere chiuse così da tutelare il minorenne. 

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