Trapani, false ditte assumono migranti per i permessi di soggiorno: 246 indagati

I Carabinieri di Trapani e del Nucleo Ispettorato del lavoro hanno eseguito un sequestro preventivo di beni, in false ditte, del valore di circa 1 milione di euro.

Gli indagati, mediante ditte operative solo ‘su carta’, assumevano braccianti migranti per far ottenere loro i permessi di soggiorno.

Trapani 246 indagati

Gli uomini dell’Arma dei Carabinieri del Nucleo Ispettorato del lavoro sono riusciti a sventare una truffa ai danni dello Stato.  Eseguito inoltre un sequestro preventivo di beni, per delle false ditte, per un valore di circa 1 milione di euro.

A tanto ammonta la cifra lucrata della truffa aggravata nei confronti di 5 persone, sono 246, di cui 241 stranieri.

I cinque per l’illecito avevano “creato” false ditte, che in modo fittizio fingevano di assumere i 241 emigranti, per lo più provenienti dal Nord Africa, i quali ora dovranno rispondere di concorso nella truffa ai danni dello stato.

I lavoratori, per ottenere il permesso di soggiorno, erano costretti a versare ai titolari delle finte ditte metà delle indennità percepite.

Come riporta Fanpage.it, gli immigranti venivano assunti  in prossimità della scadere del permesso di soggiorno, in tal modo percepivano indebitamente le indennità a favore del reddito.

L’inchiesta

Nel 2018 è iniziata l’inchiesta a seguito di una perquisizione che veniva effettuata dai carabinieri nell’abitazione di un indagato per sostituzione di persona.
Durante la perquisizione i carabinieri hanno ritrovato quattro buste paga di cittadini extracomunitari, che risultavano intestate ad una impresa edile che riportava all’indagato.

A seguito delle indagini i militari del Nucleo Ispettorato del Lavoro di Trapani avevano scoperto che la ditta assumeva un sostenuto numero di uomini e donne. La maggioranza dei quali la provenienza era nordafricana.

Altro motivo di indagine, tutti avevano il permesso di soggiorno in “scadenza”. Gli immigrati venivano dunque assunti da tre imprese edili ed una agricola, tutte prive di sede reale, mezzi ed attrezzature. Tutte e tre erano riconducibili  a tre persone del luogo.

L’indagato principale, un uomo di origini tunisine, secondo quanto è emerso dalle indagini reclutava connazionali, come falsi lavoratori.

Nel registro degli indagati, compare anche un consulente del lavoro, la cui responsabilità era di redigere false comunicazioni all’Inps per assunzioni e licenziamenti.

A seguito dell’inchiesta si è scoperto che nel periodo che va dal 2012 al 2018 l’Inps ha pagato prestazioni non dovute per circa 676 mila euro.

 

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