Denuncia choc dei medici: “Crescono i casi di sindrome di astinenza neonatale”

Allarme choc dei medici italiani: in aumento i casi di sindrome di astinenza neonatale

sindrome di astinenza neonatale

La denuncia dai reparti neonatali d’Italia: cresciuto il numero di neonati con sindrome di astinenza neonatale.

Neonati in crisi di astinenza

L’allarme è stato lanciato dai medici di diversi reparti neonatali della penisola. Neonati nati in crisi di astinenza da cocaina ed eroina. Oggi sono 4 quelli ricoverati nel reparto di terapia intensiva neonatale del policlinico Casilino di Roma.

Appena nati, devono già combattere contro le crisi di astinenza causata dagli stupefacenti assunti dalla madre in gravidanza. Allora via di metadone e terapie, con la spada di Damocle che problemi neurologici possano presentarsi con la crescita.

A Grosseto sono stati 3 i casi registrati, a Milano almeno 6 i bambini nati già in crisi di astinenza. Nel reparto di maternità del Careggi di Firenze, la media è di 10 casi all’anno. Lo scorso 20 settembre a Padova un neonato è stato tolto ai genitori perché sotto effetto di sostanze stupefacenti.

La sindrome di astinenza neonatale

Gli studi nell’ambito delle crisi dei neonati sono ancora pochi, visto che per effettuare l’esame tossicologico sui bambini è necessario avere un consenso firmato di entrambi i genitori, che, com’è facile immaginare, spesso non hanno alcuna voglia di autorizzare gli esami.

La sindrome di astinenza neonatale è latente, non inizia subito, ma dopo un po’. Il neonato si mostra agitato ed irritabile e bisogna ricorrere ai barbiturici per sedarlo.

È difficile quindi individuare tutti i casi di bambini con sindrome di astinenza. Spesso, il ruolo delle ostetriche è fondamentale: sono loro ad accorgersi di qualche comportamento sospetto durante il parto e cercano quindi di approfondire la situazione.

Il primo passo è l’analisi delle urine, ma i genitori cercano sempre di sminuire la situazione.

“Dicono di aver preso un po’ di coca qualche giorno prima a una festa, o magari di aver assunto eroina, ma fumandola, non iniettandola”

spiega il primario dell’ospedale Casilino, Piermichele Paolillo, come si evince da Repubblica.

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