Roberta Ragusa, il malessere di Antonio Logli tra le righe di una lettera dal carcere

Il caso di Roberta Ragusa è ancora sulle prime pagine della cronaca e Antonio Logli ha deciso di scrivere a Quarto Grado per manifestare il suo grave malessere.

Roberta Ragusa, la lettera di Logli arriva dal carcere: "Sono preoccupato, vorrei essere con la mia famiglia"
Antonio Logli – Roberta Ragusa e i figli

Una lettera del marito di Roberta Ragusa che esprime tutto il malessere dal carcere, in questo periodo di grande apprensione.

La lettera di Antonio Logli

Durante l’ultima puntata di Quarto Grado è stata aperta una parentesi anche su uno dei casi di cronaca italiana più agghiaccianti, con lettura della lettera di Antonio Logli.

L’uomo in carcere a Massa – accusato di omicidio e distruzione di cadavere –  ha deciso di scrivere alla trasmissione per parlare di questo momento delicato e anche di come passa le giornate in carcere. L’esperienza da detenuto durante l’epidemia viene descritta tra le righe della sua lettera:

“qui dentro la vita scorre come se praticamente nulla stia accadendo”

Evidenziando che l’attività scolastica e i corsi di formazione non vengono svolti mentre le passeggiate in cortile, la palestra e l’uso della biblioteca sono consentiti essendo spazi aperti:

“presso la sartoria è stata avviata la produzione di mascherine protettive, con una attività che va dal mattino sino alle ore 18”

Mettendo in luce il fatto che lui sia stato assegnato alle lavorazioni di tessuto per lenzuola e federe.

Leggi anche: La verità sulla lettera scritta dal carcere da Antonio Logli

Le parole per la sua famiglia

Oltre la descrizione della sua routine giornaliera c’è anche una parte dedicata alla sua famiglia:

“il mio pensiero va a tutta la mia famiglia, che oramai da più di un mese non posso incontrare personalmente”

Scrive di vivere questi momenti con grande preoccupazione, non potendo far nulla per i suoi figli:

“che sono senza madre e senza di me e l’onere di aiutare tutti è principalmente di Sara”

La parte più difficile, si legge nella lettera indirizzata a Quarto Grado, è vedere i suoi cari piangere durante le videochiamate:

“vedere il pianto disperato di Alessia mi rattrista”

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