Numeri spaventosi quelli emersi da una ricerca dell’agenzia per la scienza naturale australiana.
Chieste azioni urgenti per limitare questo dilagante inquinamento, che potrebbe avere conseguenze devastanti sull’ambiente.
Le microplastiche nascoste sul fondo degli oceani
Un report che ha dato risultato a dir poco sorprendenti, nella peggiore accezione, quella condotta dall’agenzia per la scienza nazionale australiana, in breve CSIRO.
Come riferisce anche Greenme, infatti, la ricerca, focalizzata sull’inquinamento degli oceani, ha riscontrato la presenza di circa 14 milioni di tonnellate di microplastiche sul fondo dei nostri mari.
Un risultato 30 volte peggiore delle aspettative quello che ha evidenziato la ricerca condotta dall’agenzia australiana.
Grazie ad un robot sottomarino, infatti, sono stati analizzati i sedimenti di 6 zone differenti, fino ad una profondità di 3.062 metri. Il risultato è stato a dir poco preoccupante: sono stati infatti rinvenuti 1,26 pezzi di microplastica ogni grammo di sedimento.
Con il termine microplastica si intendono i rifiuti più piccoli di 0,5 centimetri.
“La nostra ricerca ha evidenziato che le profondità marine sono un pozzo di microplastiche”
ha fatto sapere una delle autrici della ricerca, la Dott.ssa Denise Hardesty.
La classificazione di quantità e posizione delle microplastiche può fornire un’idea di quanto sia grave la situazione dell’inquinamento nei mari.
Microplastiche anche negli squali
Purtroppo, il solo riciclo dei rifiuti non basta per arginare il problema. Anche l’azione quotidiana del lavaggio in lavatrice può infatti rilasciare ingenti quantità di microplastica nell’ambiente.
“Il governo, l’industria e la comunità devono lavorare insieme per ridurre significativamente la quantità di rifiuti”
ha sottolineato Hardesty.
Ma i rifiuti di plastica non sono solo nei mari: una squadra di ricercatori ha infatti esaminato lo stomaco di 46 squali ed ha scoperto che nel 67% di loro c’erano microplastiche.