“Ci siete mancati”: da domani riaprono i musei nelle zone gialle d’Italia

È solo feriale, ma è pur sempre una riapertura. Cosa cambia per i luoghi d’arte con il passaggio di colore.

Antonio Ligabue e Giorgio De Chirico - Apertura mostre in Italia
Ligabue, Testa di tigre 1956 – De Chirico, Le muse inquietanti 1925

Il Bel Paese può ritornare ad aprire le porte di musei, scavi archeologici, castelli e anche gallerie d’arte private.

Gli scrigni della cultura si dischiudono

È un inizio timido, perché più che essere spalancati, i portoni dei luoghi che racchiudono l’arte, sono socchiusi.

Innanzitutto bisogna rispettare gli orari che permettono gli spostamenti.  Entro le 22 non sono più consentiti a va da sé che molte istituzioni che prevedevano anche le fasce orarie serali per i visitatori (come il Palazzo delle Esposizioni a Roma) dovranno cambiare le vecchie abitudini.

Poi i giorni ammessi sono feriali per scongiurare la calca prevedibile la domenica.

Infine molti musei non si sono ancora ben organizzati per ritornare ad accogliere il pubblico, pertanto il consiglio è di informarsi prima di organizzare una visita.

Tutte le piccole accortezze e disposizioni cui siamo ormai avvezzi (distanziamento, uso della mascherina, utilizzo del gel disinfettante, ingresso contingentato) dovranno essere osservate.

In quali regioni riparte la cultura

Se Toscana, Campania, Basilicata e Lazio avevano già ricevuto il via libera il 18 gennaio, tra domani e dopodomani sarà la volta di Lombardia, Piemonte, Liguria, Emilia Romagna, Veneto, Friuli Venezia Giulia, Marche, Abruzzo, Lazio e Calabria.

Sono contenti gli appassionati di pittura, i curiosi dei reperti archeologici, gli amanti della scultura, ma soprattutto critici e curatori.

Ma la gioia è edulcorata da un po’ di delusione. Amaci, l’Associazione dei musei di arte contemporanea italiani, ritiene poco ponderato che si prenda in considerazione l’indice Rt come unico parametro decisionale per decretare aperture e chiusure.

Amaci richiede di valutare anche altri dati, come la densità di popolazione presso i luoghi culturali interessati e la media dei visitatori annua. Il fine è:

mantenere vivo il legame con il proprio pubblico e con il proprio territorio.

Scrive l’associazione in una lettera indirizzata al presidente dimissionario Giuseppe Conte.

In effetti alcune opere e reperti hanno vissuto da sempre tra flebili flussi di visitatori, trascurati rispetto a capolavori più gettonati.

Per loro è un’assoluta novità l’isolamento, abituati com’erano, fino ad un anno fa, ad avere addosso gli occhi di centinaia di osservatori giornalieri.

Da Michelangelo a Ligabue

Così i residenti di ognuna della 14 regioni gialle hanno la possibilità di prendere una boccata d’arte, di esperire le opere in carne e ossa senza il tramite di un monitor.

L’unica condizione è non valicare i confini regionali. Pertanto è il momento giusto per scovare e approfondire i tesori del proprio territorio.

I Liguri non dovrebbero farsi scappare la mostra al Palazzo ducale di Genova che racchiude da ottobre le opere di Michelangelo.

Lo stesso palazzo ospita la riflessione sulla situazione attuale di Davide Livermore, Edipo:Io.contagio, che si dispiega e parla con gli elementi del teatro: scenografie, luci e performer dentro le teche.

I Bolognesi sono ancora in tempo per ammirare il Polittico Griffoni di Francesco del Cossa e Ercole De’ Roberti in una volta sola: infatti sono state riunite le 16 tavole che originariamente lo componevano ma che poi, di vendita in vendita, si sono disseminate nel mondo.

Tra due settimane saranno imballate e nuovamente sparpagliate tra i suoi proprietari, dal Vaticano fino agli Stati Uniti.

Sempre nel capoluogo dell’Emilia-Romagna gli appassionati di fotografia documentaria potranno riflettere davanti i lavori di Walter Breveglieri e Paolo Ferrari, scatti di una Bologna legata alla criminalità.

Invece a Ferrara, a Palazzo dei Diamanti, si ripercorre la visionaria arte di Antonio Ligabue, fin dagli esordi in Svizzera.

Per i Toscani si può fare un tuffo nella metafisica di Giorgio De Chirico, nel Palazzo Blu di Pisa.

A Roma il nome del progetto della Galleria Borghese non lascia dubbi, “Ci siete mancati” si intitola. Tant’è che ad attendere i visitatori ci sarà ogni mattina la direttrice della celeberrima collezione d’arte Francesca Cappelletti per un tour d’eccezione.

Impostazioni privacy