Riapertura confini tra Regioni: sarà una sfida? Slitterà dopo il 3 giugno?

Riapertura confini regioni: 3 giugno o si slitta di 7 giorni?

L’apertura tra regioni rappresenta una vera sfida, l’ipotesi più quotata resta il 3 giugno, ma è possibile che ci sia uno slittamento di una settimana.

Nell’ultimo Decreto Legge approvato dal Governo Conte il 3 giugno è la data di riapertura dei confini tra le Regioni, ma la partita resta aperta visto che oggi saranno disponibili i dati del monitoraggio nazionale sulle regioni relativo alle aperture del 18 maggio.

Se il 3 giugno dovessero essere riaperti i confini tra tutte le regioni, nessuna sarebbe esclusa, anche se la Lombardia resterà comunque sotto osservazione.

Anche per quanto concerne il Piemonte, il Governatore Cirio sottolinea di essere soddisfatto del miglioramento della situazione epidemiologica regionale.

Quindi, dice il Governatore del Piemonte:

“[…] non abbiamo criticità, valori che accendano allarmi. Confidiamo quindi che il 3 giugno i confini della regione possano aprirsi”.

Riapertura confini Regioni: Ipotesi slittamento?

Manca poco per prendere una decisione riguardante gli spostamenti tra regioni e quindi l’apertura o meno dei confini.

Le ipotesi sul tavolo dell’Esecutivo sono diverse e, come sottolineato dal Corriere, restano due: o liberi tutti, oppure slittamento di una settimana per tutti.

Inizialmente si era parlato di fare slittare di 7 giorni la riapertura dei confini del Piemonte e della Lombardia, ma alla proposta erano seguite proteste e polemiche.

L’idea dell’Esecutivo è quella di riaprire tutti i confini mercoledì prossimo, a meno che non vi sia un’impennata in questi giorni in alcune regioni.

Se i contagi in qualche regione dovessero tornare a salire, gli spostamenti verranno rimandati ovunque di una settimana.

Riapertura Confini Regioni: l’intervento di Ricciardi

La data del 3 giugno non è quella adatta per riaprire i confini tra le regioni. Ci sono ancora troppi rischi, sottolinea Walter Ricciardi, consulente del ministero della Salute.

A Repubblica, Ricciardi ha spiegato che

“il sistema di indicatori è stato elaborato a livello centrale, giustamente, ma è alimentato da attività di diagnostica e dalle segnalazioni delle regioni, quindi dipende dalle capacità di gestione dei sistemi regionali”.

Di conseguenza, se i sistemi regionali sono efficaci, i dati sono attendibili; altrimenti, se non lo sono, i dati non sono attendibili.

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