Reddito di cittadinanza, partono i controlli sul 5% delle famiglie residenti

Controlli a tappeto sui “furbetti” del Reddito di cittadinanza. Comuni, Inps, Agenzia delle Entrate e altri enti al lavoro

Reddito di cittadinanza
Reddito di cittadinanza

Scatta il controllo del 5 per cento delle famiglie: che cosa succederà ai beneficiari del Reddito di cittadinanza?

I Comuni e i controlli

Continuano i controlli contro i “furbetti” che diventeranno più intensi a partire dal mese di ottobre. In quel mese, infatti, anche i Comuni attueranno alcuni metodi per impedire vi siano irregolarità di qualsiasi tipo.

Da ottobre le amministrazioni locali si focalizzeranno sull’Isee dei nuclei beneficiari eseguendo i controlli su almeno il 5 per cento delle famiglie residenti, che abbiano ricevuto il sussidio.

Questa tipologia di controlli è prevista dall’accordo della conferenza stato-regioni

diramato dal dicastero guidato da Luigi Di Maio negli scorsi 14 mesi, con la nota prot. 8156/2019

È stata istituita una piattaforma informatica molto particolare denominata Gepi, Piattaforma per la gestione dei Patti per l’inclusione sociale, mediante la quale i Comuni dovranno inoltrare gli esiti dei controlli a tappeto,che siano ordinari ma anche quelli straordinari.

I Comuni dovranno concentrarsi anche sulla residenza dei cittadini, vero e proprio punto cardine dei controlli sui beneficiari del Reddito di cittadinanza.

Questo perché il reddito in questione può essere assegnato solo a chi ha risieduto in Italia per almeno 10 anni con continuità di residenza negli ultimi due anni.

Tutti gli enti di controllo

Oltre ai Comuni, anche l’Agenzia delle Entrate, l’Ispettorato nazionale del lavoro, la guardia di Finanza più altre autorità di controllo stanno portando avanti gli esami sui “furbetti” del Reddito di cittadinanza. 600mila nomi tra i beneficiari sono già in mano alle Fiamme Gialle.

L’Inps va avanti con le verifiche preventive, valutando tutti i requisiti dei nuclei familiari richiedenti il Reddito di cittadinanza. Coinvolto anche l’Ispettorato nazionale del lavoro, che deve valutare l’assenza di svolgimento di prestazioni di lavoro “in nero”.

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