Ponte Genova, per la procura i sensori non furono sistemati dolosamente

Furono proprio dei sensori a presagire, con l’ausilio di dati, il possibile crollo del Ponte di Genova prima che si rompessero.

ponte Genova
Sono 71 in totale gli indagati per il crollo.

Dalle indagini della procura sarebbe emerso come i sensori usati per monitorare il Ponte di Genova, nonostante furono tranciati nel 2015, non siano stati piazzati dolosamente. Sarebbe questa, quindi, la nuova accusa uscita fuori dall’analisi.

I sensori furono dismessi nel 2015

Secondo le indagini effettuate dagli uomini dai finanzieri del primo gruppo coordinati dal colonnello Ivan Bixio, infatti, i sensori un anno prima che si rompessero, nel 2014, trovarono il Morandi a rischio crollo.

Non solo, la particolarità fu che quello fu l’unico viadotto in Italia a riportare quel risultato. Questi dati sono importanti perché proverebbe come l’azienda era già a conoscenza dei rischio del ponte di Genova ancor prima del suo crollo.

In totale gli indagati per il crollo sarebbero 71

Una circostanza, inoltre, che porterebbe l’accusa non più ad una contestazione colposa ma del dolo eventuale. Attualmente, inoltre, sarebbero ben 71 gli indagati divisi fra le società, Autostrade e Spea, e persino nel Ministero delle Infrastrutture.

Come detto, le accuse sarebbero diverse come: disastro colposo, omicidio colposo plurimo, attentato alla sicurezza dei trasporti, crollo doloso, falso, omissione di atti di ufficio. Le indagini, ormai, sono ai loro ultimi atti dato che a febbraio ci sarà il secondo incidente probatorio.

Nelle indagini preliminari di dicembre, infine, i tecnici dichiararono come il ponte avesse difetti di costruzione che persino l’ingegnere Morandi conosceva. Nonostante ciò, la società non ha mai effettuato interventi di manutenzione, i quali, con alte probabilità, avrebbero evitato il crollo del ponte di Genova.

Successivamente al crollo, inoltre, sarebbero venute fuori numerose criticità anche in altri viadotti come la mancata manutenzione a gallerie e barriere fonoassorbenti. Proprio queste inadempienze, infine, sono costate gli arresti domiciliari all’ex amministratore delegato di Atlantia e Aspi Giovanni Castellucci.

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