Il virologo Pregliasco sulle varianti del virus: “Servirà un richiamo del vaccino”

Il virologo Pregliasco ha spiegato che le varianti fanno parte dell’adattamento del virus all’ospite, forse in futuro sarà necessario fare “un richiamo”.

Fabrizio Pregliasco, virologo dell’Università di Milano.

Le varianti del virus potrebbero richiedere in futuro che si avvii una campagna vaccinale di richiamo.

L’incognita delle varianti

I sieri di Pfizer, Moderna e AstraZeneca fanno parte dei vaccini che per ora hanno ricevuto il benestare dell’Ema e dll’Aifa contro il Coronavirus.
In sostanza non c’è un vaccino che prevalga sull’altro.

Tuttavia perché si possa affermare con assoluta certezza che risultino essere risolutivi anche sulle varianti del virus, quella inglese, quella sudafricana e quella brasiliana, secondo il virologo Pregliasco ci sono buone probabilità che si debba pensare ad un ulteriore richiamo come per l’influenza.

Come si legge su Fanpage, il virologo dell’Università di Milano  in una diretta sui social avrebbe affermato:

“Non ha senso avere preferenze sui tipi di vaccini, che hanno valori comparabili”

aggiungendo che

“Quello un po’ più basso dai dati che abbiamo a disposizione è quello di AstraZeneca”.

Secondo l’opinione del virologo e dalle ultime notizie, questo sarebbe in grado però di riuscire a bloccare la diffusione del virus.

Effetti collaterali

Circa i tanto temuti effetti collaterali del vaccino, Pregliasco ha ribadito che se si guarda la casistica delle persone cui viene inoculata la seconda dose, questi hanno degli effetti come febbre e stanchezza, sì più intensi, ma che tendono a terminare nell’arco di un paio di giorni.

Per le varianti, Pregliasco ha chiarito che secondo gli studi eseguiti da Pfizer e Moderna al momento i vaccini possono essere ritenuti validi anche sulle varianti fino ad ora conosciute.

Il problema, che potrebbe sorgere in seguito è che ‘potrebbero non reagire più al vaccino stesso‘. Questo richiederebbe un richiamo vaccinale come per l’influenza.

Per l’immunità di gregge cui molti si affidano, secondo il virologo pensare di arrivare a vaccinare il 70% della popolazione entro settembre, è un’ipotesi lontana.

Sembra che si sia destinati  a dover gestire una convivenza con questa forma di virus.

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