Patrick Zaki, chi è l’attivista e ricercatore arrestato in Egitto: vita e processo

Chi è il giovane ricercatore Patrick Zaki che studiava a Bologna: incarcerato con l’accusa di terrorismo e istigazione alla violenza. Biografia e dettagli sulla sua carcerazione.

Patrick Zaki

Patrick Zaki è un ricercatore e attivista di 27 anni detenuto in carcere a Tora con l’accusa di terrorismo: il giovane studiava a Bologna grazie al programma Erasmus Mundus.

Biografia e dettagli sulla carcerazione e sul processo che sta coinvolgendo l’opinione pubblica mondiale.

Chi è Patrick Zaki, attivista in carcere

Patrick Zaki (all’anagrafe George Michael Zaki Suleman) è un attivista e ricercatore di origini egiziane: nato a Mansura nel 1991.

Prima di essere incarcerato frequentava un master all’Università di Bologna per terminare il suo percorso di studi. Il master in Italia è finanziato dal programma Erasmus Mundus dell’UE. Il giovane Zaki fa parte nelle vesti di ricercatore dell’associazione egiziana che si batte per difendere i diritti umani chiamata Egyptian Initiative For Human Rights.

Master a Bologna e arresto, detenzione disumana

La scorsa estate, nell’agosto 2019, Patrick ha deciso di terminare gli studi partecipando al progetto erasmus per il dottorato in Italia. Nel febbraio 2020 è tornato in Egitto per fare visita ad amici e parenti che non vedeva da mesi oramai. Appena atterrato all’aeroporto le autorità hanno arrestato il giovane attivista: preso in custodia dai servizi segreti egiziani nessuno sapeva dove si trovasse per un’intera giornata.

Patrick è stato sequestrato e sottoposto ad atroci torture per ore: calci nello stomaco, botte sulla schiena e perfino scariche elettriche. Durante l’interrogatorio lo hanno anche intimidito minacciandolo di stupro, Zaki lo ha confessato al suo legale alcuni giorni dopo.

Solo alcuni giorni dopo la sua scomparsa l’Egyptian Initiative for Personal Rights ha scoperto del suo rapimento e il 9/02/2020 lo ha comunicato al mondo intero.

Patrick è stato rinchiuso a Talkha per alcuni giorni e poi trasferito nel carcere della sua città natale, Mansura. Ha potuto vedere una sola volta, come speciale concessione, i suoi genitori. Ben presto le autorità hanno rinnovato la sua detenzione posticipando l’udienza di volta in volta a causa dell’emergenza pandemica in atto. Il ricorso proposto dai suoi legali è stato prontamente respinto.

Da mesi il ragazzo dorme per terra, non ha nemmeno un materasso e le condizioni di detenzione in carcere sono inaccettabili.

Accuse presumibilmente infondate

Patrick si dichiara innocente e l’opinione internazionale lo ritiene tale: in molti credono che le accuse mosse a suo carico sono solo uno stratagemma utilizzato per far tacere gli attivisti egiziani con processi in tribunale senza fine e una vita passata dietro le sbarre.

Le accuse mosse a suo carico sono state di terrorismo e anche di ‘rovescio del regime del potere’. Accusato anche di aver pubblicato falsità legate al rovesciamento del governo sulla sua pagina Facebook. Il giovane però ha sempre dichiarato che quella pagina Facebook non è mai stata sua.

Dall’autunno 2019, si legge su Skuola.net, l’Egitto vive sotto la cupola repressiva del presidente Abdel Fattah Al-Sisi. Chiunque prenda posizione contro di lui e denunci il suo operato è finito dietro le sbarre. Fin’ora ben 2300 persone arrestate tra attivisti, giornalisti, avvocati e non solo.

A causa della pandemia il governo del Cairo ha stretto la cinghia rendendo i processi in tribunali impossibili e limitando enormemente le poche libertà fondamentali dei detenuti.

Al momento Zaki si trova nel carcere di Tora ed è detenuto in condizioni davvero poco umane: i suoi legali stanno facendo il possibile per accelerare i tempi ma la situazione non sembra smuoversi di una virgola.

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