Omicidio Vannini, la diffida della famiglia Ciontoli: “Hanno rivelato dove vivono”

L’annosa e terribile vicenda dell’omicidio Vannini non si ferma al nuovo processo. La famiglia Ciontoli fa partire una diffida perché è stato rivelato il luogo in cui stanno vivendo ora.

Omicidio Vannini
Marco Vannini – Antonio Ciontoli

La famiglia Ciontoli, protagonista dell’omicidio Vannini, diffida la trasmissione La Vita in Diretta per aver rivelato dei dettagli circa alla loro attuale residenza.

Dove vive la famiglia Ciontoli?

La famiglia Ciontoli dovrà affrontare un nuovo processo a seguito della decisione della Cassazione in data 7 febbraio. Più volte era stato evidenziato che i membri della famiglia non abitassero più insieme per motivi di sicurezza e per difendersi dall’ira degli haters che ogni giorno minacciano loro in più modi.

Lo stesso Antonio Ciontoli aveva dichiarato:

“Ho paura di essere additato, che i miei figli e mia moglie possano essere aggrediti per la strada”

Per questo motivo la moglie, Martina e Federico sono dislocati in località differenti. Non ultimo l’episodio che vede una busta con un proiettile al suo interno ricevuta dall’avvocato difensore della famiglia Andrea Miroli.

La diffida dei Ciontoli a La Vita in Diretta

Ma nella giornata di ieri gli avvocati hanno emesso una diffida nei confronti de La Vita in Diretta, a seguito dello speciale dedicato alla vicenda. L’inviata Ergas stava definendo alcuni dettagli con il conduttore Alberto Matano da Ladispoli, evidenziando una serie di informazioni sulla residenza attuale della famiglia Ciontoli.

I dettagli riguardavano anche con chi e dove vivessero Martina e Federico. Immediata la lettera dell’avvocato – come spiega anche Tpi. Nella stessa si evince:

“vi diffidiamo a diffondere dati riservati dei signori ciontoli. atteso che, anche a seguito dell’improvvido comportamento dei media, sono soggetti a continue e reiterate minacce che turbano ingiustamente e illegittimamente la loro privacy.”

Non solo, perché la frase “Adesso siamo molto preoccupati” che è stata riferita sempre dall’inviata, non sarebbe mai stata pronunciata dalla famiglia – secondo gli avvocati difensori.

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