“Se n’è andata senza che potessi nemmeno dirle ciao, non m i sono mai rassegnato alla sua morte”

Marco Giallini, nella sua carriera ha girato oltre quaranta film girati e uno in uscita, Io sono tempesta di Daniele Lucchetti. L’attore romano ha parlato al periodico Vanity Fair. Prima di calcare il palcoscenico ha lavorato come addetto alla consegna di bibite e poi come imbianchino: “La mia carriera è partita tardi. Anche per colpa mia. Di provini, nella mia vita, ne avrò sostenuti cinque in tutto”, racconta.

Tanti i grandi della cinematografia che ha incontrato nella sua vita. Uno su tutti il regista e sceneggiatore Ettore Scola, che ne ha quasi profetizzato la carriera: “A Giallì, sei nato nell’epoca sbagliata, peccato che non ti ho incontrato prima, tu me ricordi quella robba lì, la commedia all’italiana”, dice oggi Giallini.

Tra i ricordi più vividi il tempo passato sul muretto di via Nomentana, dove conobbe la moglie Loredana, morta nel 2011. “Per me lei è stata tutto. La madre dei miei figli, la donna con cui sono stato per trent’anni e che, dopo essersi sentita male, se ne è andata dalla mattina al pomeriggio senza che io le abbia potuto dire neanche ciao. […] Né io né i miei figli abbiamo mai metabolizzato. Non ne abbiamo mai parlato”. Con i suoi due figli, ha un rapporto speciale, “una sorta d’amicizia”. “Se arriva una ragazza non salgono al piano di sopra e mi chiedono sorridendo: ‘Sei solo papà?'”, dice l’attore.

La sua gioventù la ricorda vissuta in maniera semplice, come la sua famiglia, d’origine operaia. “Io non sono mai stato povero – specifica – poveri sono quelli che non mangiano. Noi a casa abbiamo mangiato pure troppo”. Una semplicità che si riflette anche nella vita lavorativa, dove l’attore, sottolinea, non ambisce a “essere di moda”, preferendo la genuinità. Tanto che alla domanda come vive il suo mestiere, Giallini risponde: “Mettendoci tutto quello che devi metterci quando reciti: devi essere cuore, cervello, anima, saliva, merda, sputi”.

Sul cinema italiano, poi, Giallini non ha dubbi: “Non ha coraggio. Non c’è più neanche il contesto storico. […] E di chi parli male? Di Berlusconi? Può farlo giusto Sorrentino, ma lui è un genio, come Servillo. Di Toni mi piace tutto, si vede che è

un uomo libero”. La libertà, quella di rifiutare ruoli ad esempio, l’attore l’ha sempre rincorsa, scegliendo di non scendere mai a compromessi. “Anche quando i registi non mi cagavano e dicevano che non ero rassicurante, sentivo che ce l’avrei fatta”, confessa.

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