Milano, perquisite le abitazioni di 13 dei 300 rissosi di San Siro

Hanno fatto baldoria a danno delle automobili parcheggiate, poi il lancio di pietre e bastoni contro gli agenti accorsi sul posto. Da oggi alcuni dei 300 rissosi sono indagati.

Milano, perquisizioni dopo la guerriglia di San Siro
Le immagini della guerriglia a San Siro

Domani video, San Siro, ore 16, piazza Selinunte” è stato l’avviso racchiuso in una storia di Instagram.

Incontro in 300 per il video del rep

All’indirizzo diffuso sui social si erano presentati circa 300 ragazzi, maschi e femmine. I più giovani avevano 16 anni, i più vecchi 20.

Era il 10 aprile scorso e la folla era accorsa per fare da scenario brulicante al video del rapper Neima Ezza (Amine Ezzaroui), cresciuto nelle periferie rigogliose l’odio verso la società, incapace di liberarle dai margini cui le ha sempre relegate.

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Ma le comparse della clip sonora si sono presto rivelate dei teppisti.

Hanno iniziato a saltare sulle automobili e all’arrivo delle forze dell’ordine, sono rimaste ad assediare il luogo dei misfatti, perpetrandone altri.

Infatti la presenza del “nemico” li ha portati a condurre una guerriglia fatta di lancio di pietre, bastoni e bottiglie di vetro.

Polizia e carabinieri hanno dileguato i rivoltosi facendo ricorso ad un lacrimogeno.

Fortunatamente non vi è stato nessun ferito.

Le indagini

Da allora sette giorni sono trascorsi.

Il tempo in cui gli inquirenti hanno scandagliato le immagini delle telecamere che sorvegliano il luogo dello scontro improvvisato e gratuitamente violento.

Hanno individuato 13 ragazzi, tutti minorenni. Questa mattina all’alba ne hanno perquisito le case.

Sono tutti nordafricani e parte della seconda generazione di immigrati.

L’accusa loro rivolta è di oltraggio a pubblico ufficiale, manifestazione non autorizzata e porto d’armi.

Anche il rapper 19enne e italo marocchino è indagato.

Ad allarme le forze dell’ordine non è l’episodio di violenza in sé, bensì l’acutizzassi del malessere nei confronti delle istituzioni percepite come ostili.

Pertanto la repressione sembra non essere efficace da sola e andrebbe affiancata, secondo gli esperti, a progetti culturali e di sostegno economico alle famiglie di provenienza dei giovani di periferia.

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