Milano: 35enne stuprata in pieno centro da un egiziano

L’ha stretta tanto forte al collo che la donna ha perso i sensi e poi l’uomo ha abusato di lei per due volte, in pieno centro a Milano.

Con la minaccia “Stai zitta o ti ammazzo, sono egiziano e vuoto dentro, non ho sentimenti“, un 23enne ha minacciato una 35enne, prima di stuprarla.

Stupro nei pressi del centro a Milano

L’inaudita violenza cui è stata sottoposta la donna ha avuto luogo qualche mese fa in una piazzetta isolata del centro di Milano, a poca distanza da piazza Gae Aulenti.

Non una campagna isolata, ma una piazza che avrebbe potuto essere transitata da passanti ignari di ciò che stava avvenendo.

Il Giorno ha potuto seguire l’intera vicenda oltre che l’iter processuale che ha portato alla condanna di Ahmed Eltaras.

L’uomo dopo aver stuprato la 35enne, l’ha abbandonata in strada priva di sensi, e poi si è allontanato in monopattino.

Arrivata l’alba, la donna è rinvenuta dallo stato in cui versava, ma ancora in pieno stato confusionale ha potuto denunciare quanto era accaduto a una volante della polizia.

In seguito la donna è stata accompagnata dagli uomini dell’Arma alla clinica Mangiagalli.

Lì i sanitari di turno hanno potuto prendere visione che sul corpo della donna oltre ai lividi che erano ben visibili alle gambe, al viso e al collo, sul corpo della giovane erano presenti i chiari segni della violenza sessuale subita poche ore prima.

Condannato a due  anni, non sconta la pena

Ad Ahmed Eltaras sono stati dati due anni col rito abbreviato, le motivazioni del gip Aurelio Barazzetta sono state che il 23enne è incensurato e pentito delle sue azioni.

Sembra che l’egiziano sia intenzionato a seguire un percorso di riabilitazione e a donare una somma di denaro al fondo vittime vulnerabili.

Come riportato anche da Leggo, una pena che rimane a suo carico dunque, anche se l’uomo aveva affermato che il loro incontro era iniziato come una serata tra amici la sera e  che la sua vittima fosse consenziente.  

Nonostante le parole dell’egiziano, gli inquirenti hanno ritenuto credibile l’accusa della vittima, e per quanto nel racconto della donna fossero presenti delle piccole incongruenze, gli inquirenti hanno attribuito questo all’assunzione di alcolici e di droghe.

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