Marco Diana, morto l’ex maresciallo simbolo della lotta contro l’uranio impoverito

Il militare si è spento lo scorso mercoledì sera al Policlinico di Monserrato, dov’era da tempo ricoverato.

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Marco Diana era stato colpito da un tumore al sistema linfastico, diagnosticatogli dopo le missioni in Kosovo e in Somalia.

La storia di Marco Diana

È  morto a 50 anni, dopo aver passato gli ultimi 30 a lottare contro la terribile malattia che lo aveva colpito. Marco Diana, ex sottufficiale dell’Esercito, è morto lo scorso mercoledì al Policlinico di Monserrato, dov’era ricoverato, dopo l’aggravarsi del tumore.

Originario di Villamassargia, Marco Diana aveva trascorso i suoi ultimi 20 anni di vita a lottare contro una grave forma di tumore al sistema linfatico. La malattia gli era stata diagnosticata dopo le missioni militari in Kosovo e Somalia.

Più che della lotta alla malattia, Marco Diana era diventato il simbolo della lotta all’Uranio impoverito, che era stato proprio la causa del suo tumore.

Specializzato in missilistica, in missione era stato insignito di vari riconoscimenti. Al rientro dal Kosovo e dalla Somalia era giunta la terribile diagnosi e, da quel giorno, l’ex sottufficiale non ha mai smesso di lottare per vedersi riconoscere i propri diritti.

Cos’è l’uranio impoverito?

L’uranio è un metallo pesante. Quello impoverito viene utilizzato per costruire le punte dei proiettili per far sì che riescano a penetrare nelle corazze dei carri armati.

Con il termine “sindrome dei Balcani” si fa riferimento a quelle malattie, soprattutto linfomi e tumori, che hanno colpito i soldati italiani al ritorno dalle missioni internazionali.

I primi casi segnalati nel nostro Paese risalgono al ’99, quando Salvatore Vacca, soldato originario di Cagliari, morì di leucemia dopo la missione in Bosnia ed Erzegovina.

Da allora le vittime sono state una 50ina e circa 500 i soldati che si sono ammalati.

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