Luana D’Orazio, morta sul lavoro, parla la madre: “Sono pronta a combattere per la verità”

Emma Marrazzo, la madre dell’operaia uccisa da un orditoio a Montemurlo, ha commentato la vicenda a distanza di quattro mesi: ecco le sue parole.

La donna ha partecipato per la prima volta ad un evento pubblico dopo la tragedia, intervenendo al forum anazionale sulla sicurezza sul lavoro “Safety meets culture”.

La tragedia di Luana D’Orazio

Luana D’Orazio, era una giovane operaia di 22 anni e mamma di un bambino di 5.

Il 3 maggio scorso, è stata ‘stritolata’ da un macchinario nell’azienda tessile presso cui lavorava.

Una terribile tragedia a causa di una manomissione al quadro elettrico, che avrebbe consentito il funzionamento dell’orditoio anche senza la saracinesca di protezione al macchinario abbassata.

Ora, a distanza di qualche mese la madre, Emma Marrazzo, ha parlato per la prima volta in pubblico di quella tragedia:

“Chi sa parli. I colleghi di Luana, se sanno qualcosa, ora devono dire come stanno le cose: devono avere il coraggio, non devono aver paura di perdere il posto di lavoro”.

Scopriamo di più sulle parole della signora Emma.

Luana D’Orazio, le parole di sua mamma Emma

La madre di Luana D’Orazio è arrivata al ‘Safety meets Culture’, il forum sulla sicurezza sul lavoro di CantierePro.com al Teatro dei Rinnovati, a Siena:

“Mia figlia è morta mentre faceva il suo dovere. Lavorava tutti i giorni, otto anche dieci ore. Pensava al figlio Alessio, al fratello disabile. Era solare, bella.”

Ha aggiunto:

“È diventata un modello per la sicurezza sul lavoro, ma non può essere solo un simbolo: deve essere un esempio perché simili incidenti non accadano più”.

Per questo la signora Emma chiede che vengano fatti più controlli nelle aziende.

La donna ha sottolineato che sua figlia era un’apprendista ma non era assistita da nessuno:

“Mi aveva detto che, anche se il suo apprendistato sarebbe terminato a marzo, le avevano assegnato un ragazzo che doveva imparare. Non sappiamo se era con lei al momento dell’incidente. Suo padre le aveva detto di premunirsi, ma lei non voleva perdere il lavoro. Era senza grembiule o camice. Si è dovuta comprare le forbicine per tagliare i lacci della macchina. Sono molte le ombre che dovranno essere chiarite”.

Infine, Emma Marrazzo ha voluto ringraziare il quotidiano “La Nazione” per aver lanciato una raccolta fondi. 

Ma la donna è rimasta profondamente amareggiata dal comportamento della titolare dell’azienda e dai colleghi che non si sono fatti più sentire.

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