Khalil Qahir il “re di Porta Palazzo”, si barrica in casa per protesta

Era chiamato il “re di Porta Palazzo”, Khalil Qahir, era il boss di Porta Pila controllava il montaggio e lo smontaggio di circa trenta banchi del mercato.

L’uomo di 36 anni di origini marocchine Khalil Qahir, all’inizio dell’agosto 2020 era stato arrestato per aver picchiato un rivale. Poi il tribunale delle libertà ha accolto il ricorso del suo difensore, e gli ha concesso i domiciliari.

L’accusa e la difesa del boss

Il suo legale Wilmer Perga, aveva affermato in quella occasione:

“La vicenda è ancora da chiarire”.

L’accusa mossa contro Qahir era di aver picchiato un facchino di origine tunisina la sera del 2 agosto 2020, reo ai suoi occhi, di montare una bancarella di frutta e verdura in quella che lui riteneva essere la ‘sua zona’.

L’operaio tunisino aveva provato a spiegare che stava solo eseguendo gli ordini del proprietario di quel banco, ma per tutta risposta Qahir lo aveva colpito con un pugno al volto e in seguito dopo averlo fatto finire in terra lo picchiava con una chiave svita bulloni.

Come riportato anche da la Repubblica, tutta la scena veniva “immortalata” dalle telecamere di sorveglianza della zona, e vista inoltre da altri montatori presenti sul posto che hanno chiamato la polizia.

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Barricato in casa per protesta

Il re del racket delle bancarelle, che si era cucito le labbra per protesta, ora torna a far parlare di sé.

Una forma di protesta contro i giudici che lo hanno posto ai domiciliari. Khalil Qahir, infatti sostiene che i suoi problemi con la giustizia italiana siano derivati da azioni frutto di un complotto.

Una teoria che lo aveva portato a cucirsi la bocca con ago e filo mesi fa.

Ora l’uomo, che abita “forzatamente” perché agli arresti domiciliari, in un palazzo di corso Giulio Cesare, ha deciso di bloccare la porta d’entrata della sua abitazione minacciando di farsi dl male.

Questo ha richiesto l’intervento dei vigili del fuoco e degli agenti delle volanti. È intervenuto anche il personale del 118 che lo ha portato al San Giovanni Bosco.

L’uomo si era nuovamente cucito la bocca

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