Jabil di Marcianise: nessun ritiro dei 190 licenziamenti

Jabil Marcianise, nessun salvataggio, i 190 licenziamenti vanno avanti

Durante la notte è saltato il tavolo con il Governo e la Regione Campania, sindacati e l’azienda Jabil di Marcianise, nel casertano, per trovare un accordo.

I licenziamenti sarebbero dovuti scattare il 23 marzo scorso, ma sono stati bloccati dalla sospensione dei licenziamenti prevista dal Governo Conte nel Decreto Cura Italia e nel Decreto Rilancio.

Jabil, società americana che opera nel settore della produzione di componenti, ha aderito alla cassa integrazione covid-19 per i lavoratori per 9 settimane.

Una volta terminato il periodo di ammortizzatori sociali la società Jabil riprenderà la procedura di licenziamento.

Anche la Ministra del Lavoro Catalfo aveva ribadito la nullità della procedura per le norme varate contro l’emergenza coronavirus.

La decisione è stata presa

“in modo unilaterale e inaspettato quando le parti erano ormai vicinissime all’intesa”,

hanno riferito fonti del Ministero.

Secondo Antonio Accurso, segretario generale Uilm Campania, la società Jabil ha rifiutato

“un percorso condiviso per la gestione degli esuberi”.

La trattativa

“era stata complessa e faticosa ma aveva riportato tutti gli attori al buonsenso, grazie allo sforzo e alla mediazione di governo e Regione e alla determinazione e responsabilità del sindacato”.

Il piano dei 190 licenziamenti sarebbe stato ritirato per riprendere un percorso di ricollocazione dei lavoratori.

La Uilm ha confermato l’impegno della Catalfo e, parla di “arroganza mai vista” da parte dell’azienda.

Operai Jabil Marcianise si rivolgono agli usurai

Come riporta Fanpage Napoli gli operai “respirano” un’aria di sconforto e, tra quelli che rischiano il licenziamento ci sono intere famiglie nel sito produttivo del casertano.

Alcuni operai in preda alla disperazione si sono rivolti agli usurai per poter avere i soldi per mangiare ed andare avanti.

“Io voglio continuare a crederci in questa terra, a lavorarci come voleva mio suocero, non vogliamo cadere nelle mani della criminalità”,

sono le parole di Pietro Delle Cave, uno degli operai licenziati, il cui suocero è stato ucciso nel 2008 dal clan dei Casalesi per aver denunciato i suoi estorsori.

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