Irina Slavina morta bruciata viva: ‘Date la colpa alla Russia’. Copriva proteste cittadine

La direttrice della testata giornalistica Koza.Press si data fuoco davanti alla stazione di polizia. Su Facebook la sua ultima richiesta.

irina slavina si dà fuoco e muore

La giornalista e direttrice di Koza.Press si è data fuoco davanti la stazione di polizia dopo che il giorno prima aveva subito una perquisizione in casa sua. Irina Savina è morta bruciata viva.

Su Facebook, prima di morire, ha pubblicato il suo ultimo desiderio.

Irina Slavina morta, colpa del Cremlino?

Irina Slavina si è tolta la vita dandosi fuoco davanti alla stazione di polizia di Nizhny Novgorod, Russia. Le ustioni erano così estese e profonde da non lasciarle scampo: è morta bruciata viva.

Tutti cercano di capire come mai la donna abbia compiuto un gesto così eclatante e disperato. Molti pensano che sia colpa del Cremlino dopo l’ultimo post su Facebook di Irina dove esprime le sue ultime volontà:

Per piacere, date la colpa della mia morte alla Federazione Russa!

Si legge su Il Fatto Quotidiano che il giorno antecedente al suo suicidio sia lei che tutta la sua famiglia sono stati sottoposti ad una perquisizione da parte della polizia locale.

Gli agenti hanno confiscato alla Slavina e ai suoi familiari tutti gli apparecchi elettronici per comunicare: computer, telefoni, ipad:

Siamo stati lasciati senza mezzi di comunicazione.

Cosa cercava la polizia? Irina Slavina aveva coperto le proteste nella cittadina di Nizhny Novgorod: gli agenti cercavano infatti legami con l’imprenditore russo esiliato Khodorkovsky.

La donna incolpa il Cremlino e quindi anche Vladimir Putin: è la seconda accusa che recentemente pende sul presidente russo dopo Navalny.

Perché la perquisizione e poi il suicidio?

La polizia durante la perquisizione stava cercando prove schiaccianti che la collegassero a Open Russia (‘Russia Aperta’ in italiano), la fondazione di Mikhail Khodorkovsky.

L’uomo è un oppositore del presidente russo Putin. È un ex magnate del petrolio condannato a 9 anni e ora stabilitosi a Londra, dove ha sede Open Russia.

Secondo Irina, si legge su RaiNews, la polizia è venuta a casa sua perché sperava di trovare documenti, brochure o fascicoli che la collegassero a lui e al suo operato. La donna ha negato qualunque coinvolgimento suo o dei suoi familiari con Open Russia.

Nonostante le dichiarazioni a sua discolpa gli agenti hanno scelto di confiscarle telefoni e Pc prendendo anche quelli del marito.

Open Russia è accusata di sostenere e finanziare tutte le proteste in atto a Nizhny Novgorod contro lo sviluppo peggiorativo del parco Svizzero: ogni martedì le persone si recano al parco formando delle catene umane in segno di protesta.

Irina ha coperto queste proteste e vi ha anche partecipato. Sarà stato un legame indiretto? La donna nega qualunque coinvolgimento.

Aveva dichiarato a The Insider di non poter ignorare un evento cittadino di tale portata ammettendo di aver scritto dei pezzi in merito e di avervi anche preso parte 2 volte.
La motivazione che la Slavina ha rilasciato per la sua partecipazione alla catena umana fu proprio il suo senso civico: come cittadina di Nizhny Novogorod e residente si è sentita in dovere di farlo.
Ancora non si sa esattamente cosa l’abbia spinta al suicidio scegliendo di morire bruciata viva. La certezza che la perquisizione sia l’unico motivo che le ha fatto scegliere il suicidio è ancora parzialmente infondata.
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