Emiro Kuweit deceduto: morto leader più anziano del Medio Oriente

Morto di tumore l’emiro del Kuwait: Sabah al-Ahmad al-Jaber al-Sabah. Aveva modernizzato il paese, il fratellastro lo succederà.

L’emiro del Kuwait, Sabah al-Ahmad al-Jaber al-Sabah, è deceduto per un tumore aggressivo che non gli ha lasciato scampo.

Il mondo dice addio al leader più anziano del Medio Oriente: padre del moderno Kuwait, tutti lo ricordano per le sue azioni di moderazione e spiccata modernità.

Morto emiro Kuwait

Sabah al-Ahmad al-Sabah IV è deceduto ieri all’età di 91 anni a causa di un aggressivo tumore alle vie urinarie. L’emiro è morto negli USA dov’era ricoverato per ricevere le migliori cure all’avanguardia.

Nel 2000 aveva subito un intervento chirurgico per impiantare un pacemaker e 7 anni dopo un altro intervento alle vie urinarie, come si legge su Repubblica. Quando fu ricoverato negli USA per sottoporsi alle cure antitumorali l’emiro aveva trasferito temporaneamente i suoi poteri al principe ereditario.

Il cancro era molto aggressivo e si manifestò nel 2019: è bastato poco più di un anno per debilitarlo fisicamente e strapparlo alla vita nonostante le migliori terapie moderne.

La televisione di Stato ha annunciato la sua morte in diretta TV interrompendo tutte le trasmissioni e trasmettendo versetti di Corano.

Al-Sabah era il leader più anziano in Medio Oriente. Conosciuto per aver condotto il paese nell’era moderna aprendo le porte alle donne e diffondendo una moderata pace. Fu ministro degli Esteri per 40 anni dal 1963. Iniziò la sua opera di normalizzazione del Kuwait nel 2003 come primo ministro e la proseguì successivamente nelle vesti di sovrano.

Il suo operato, Kuwait modernizzato

Il fratellastro sarà il suo successore designato: principe ereditario di 83 anni di nome Sheikh Nawaf al-Ahmad al-Sabah. Lo sceicco Ali Jarrah Al-Sabah ha dichiarato con immenso dolore che tutto il popolo islamico e arabo piange la sua morte.

Senza dubbio il paese e tutto il mondo islamico ricorderà l’emiro l’emiro per la sua opera di modernizzazione del paese ma anche per i rapporti che aveva instaurato con Israele.

Al-Sabah, si legge su La Stampa, non aveva normalizzato i suoi rapporti con Israele come avevano scelto di fare gli Emirati e il Barhein. Si era schierato come l’Arabia Saudita in una posizione di attesa, prettamente pacifica per giunta.

Nel Kuwait la minoranza sciita è forte (30% circa) e 150mila persone su 4 milioni di abitanti appartengono alla comunità palestinese. Il Kuwait cacciò moltissimi immigrati palestinesi, quasi la metà a dire il vero, dopo l’invasione irachena degli anni ’90: parte della comunità si schierò con Saddam Hussein e l’espulsione fu inevitabile.

La monarchia kuwaitiana viene moderata da un’Assemblea elettiva investita di poteri abbastanza ampi come ad esempio rimuovere i ministri con una votazione di maggioranza dei 2/3. È giusto notare che questo potere simbolo di modernità non è tipico di tutte le strutture governative degli stati del Golfo.

L’emiro ha lasciato il paese in acque un po’ agitate soprattutto con le riforme economiche in arrivo: il suo successore dovrà dimostrare di essere all’altezza della situazione, un buon mediatore come lo era Al-Sabah.

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