Disabile violentata ad Enna, Dna conferma la paternità dell’operatore sanitario

Le perizie chieste dalla Procura hanno quindi confermato la totale incapacità della vittima di dare il proprio consenso ad un rapporto sessuale.

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Il 37enne fermato qualche settimana fa è quindi il padre del bambino che la giovane disabile porta in grembo.

La violenza in un centro di Enna

Violenza sessuale ai danni di una giovane disabile nel centro specializzato l’Oasi di Troina, in provincia di Enna: è l’accusa di cui si è macchiato un operatore sanitario del centro.

La vittima della violenza, con un grave disturbo mentale, è affetta da una rara malattia genetica. È rimasta incinta dopo aver subito la violenza in pieno lockdown.

Lo scorso mese settembre, dopo aver scoperto la gravidanza, la Procura di Enna ha aperto un’indagine. Di quello stupro è accusato l’operatore sanitario che si occupava della vittima, nel centro in cui era stata ospitata dopo la scoperta della positività al coronavirus.

Il 39enne, sposato e padre di un bambino, è plausibile che abbia più volte approfittato della giovane e che la gravidanza sia frutto di una violenza perpetrata nel tempo.

I risultati del test del Dna

Come riferisce anche Skytg24, il test del Dna ha confermato la paternità dell’operatore sanitario. Inoltre i periti nominati dalla Procura, un neuropsichiatra ed uno psicologo, hanno confermato quanto già emerso durante le indagini: la 26enne era totalmente incapace di dare il proprio consenso ad un rapporto sessuale.

Il Dna del bambino è stato acquisito grazie ad un prelievo del sangue sulla madre e la compatibilità è del 99,9%. Dopo la nascita, sarà eseguita una nuova comparazione tra i due dna per avere la certezza assoluta che l’operatore sia il padre del bambino.

L’ipotesi della Procura, inoltre è che:

“L’indagato abbia reiterato nel tempo il reato di violenza sessuale”.

Sono in corso ulteriori accertamenti per capire se all’operatore siano state affidate altre ospiti della struttura.

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