Covid, Renzi: “Il Dpcm non ferma il virus, crea tensioni”

Secondo Renzi il decreto firmato da Conte non aiuterebbe a diminuire il numero dei contagiati, bensì aumenterebbe quello dei disoccupati.

Renzi
Il leader di Italia Viva avrebbe criticato la gestione di Conte.

Matteo Renzi, l’attuale leader di Italia Viva, sembrerebbe molto contrario alle ultime disposizioni date dal Dpcm. Secondo Renzi, infatti, il decreto si baserebbe più sull’ansia di alcuni ministri che su reali dati scientifici.

Il leader di Italia Viva bacchetta il governo e chiede organizzazione

“Servono decisioni basate su valutazioni scientifiche e non su emozioni irrazionali. Dovremo convivere con il virus ancora per qualche mese: occorre organizzarsi in modo lucido, non con scelte improvvisate”.

Inoltre, il leader di Italia Viva sostiene che questo Dpcm non ridurrà il numero dei contagiati ma bensì aumenterà solo la disoccupazione degli italiani. Basandosi anche sui duri scontri di questi ultimi giorni, Renzi sostiene come questo decreto non stia facendo altro che dividere gli italiani.

Secono Renzi l’utilità a livello sanitario del Dpcm è tutta da dimostrare

Secondo il membro del Partito Democratico, infatti, il lavoro in ambito sanitario del decreto è tutto da dimostrare, al contrario dal punto di vista sociale ed economico ha già mostrato i primi danni.

“Auspico che non si arrivi al lockdown, ma è più comprensibile un lockdown serio e spiegato bene come ha fatto Macron che non procedere con decreti continui come fosse una telenovela”.

Queste le parole di Renzi, il quale dice come preferirebbe un piano di ripresa sicuramente più lungo ma ben organizzato. Infine, il politico avrebbe risposto anche alle accuse di Giuseppe Conte secondo cui si stanno facendo troppi “giochini politici”.

Renzi risponde a tono all’attuale premier, ribandendo che senza i suoi giochini politici a quest’ora Conte starebbe ancora insegnando all’Università di Firenze. Inoltre, il leader di Italia Viva avrebbe suggerito a Conte di farsi maggiormente aiutare dalla propria maggioranza piuttosto che definirsi la bocca della verità.

 

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