Covid, legame con l’inquinamento: “L’esposizione alle polveri sottili aumenta i rischi”

Il bilancio globale delle vittime di COVID-19 continua ad aumentare, un fattore che potrebbe in parte spiegare tutto è l’inquinamento atmosferico.

Una ricerca ha dimostrato che l’esposizione ad inquinanti può causare malattie respiratorie e, associata al COVID-19, aumentarne la mortalità.

Smog e Covid-19

Le polveri sottili sono ormai riconosciute come uno dei principali inquinanti che mettono a rischio la salute della popolazione mondiale, quando sono presenti sia all’esterno che all’interno delle abitazioni.

Quello che rende le polveri sottili pericolose è la loro dimensione ridottissima che permette a queste microparticelle di andare oltre le nostre difese naturali. E più sono piccole, più possono introdursi nel corpo, fino a raggiungere oltre ai polmoni anche il flusso sanguigno.

Il Covid-19 trova in questo veicolo ‘inquinante’ un alleato.

Da uno studio recente, è emerso come sia sufficiente anche un leggero aumento delle concentrazioni di polveri sottili (Pm 2.5), perché si possa vedere aumentare il rischio di mortalità per Covid-19, fino anche dell’11%.

La ricerca ha visto all’opera un’italiana esperta internazionale di statistica Francesca Dominici della Harvard University, che espone come la analisi dei dati di oltre 3 mila contee statunitensi abbia stabilito che, “un aumento di pochi microgrammi di polveri sottili per metro cubo d’aria” possa portare ad aumentare la mortalità per coronavirus dell‘11%.

I risultati di questo documento suggeriscono che l’esposizione a lungo termine all’inquinamento atmosferico aumenta la vulnerabilità a sperimentare gli esiti più gravi del Covid-19.

Quali implicazioni

La portata globale della pandemia della malattia da coronavirus 2019 (COVID-19) ha sollevato domande urgenti, le quali richiedono ulteriori indagini finalizzate a rallentare la malattia.

Nell’ottica della salute pubblica, è di fondamentale importanza identificare i fattori ambientali modificabili, così che si possa contribuire a ridurre la mortalità da Covid-19.

Inoltre, non è chiaro se l’inquinamento da particolato abbia un ruolo nella diffusione del coronavirus o se l’esposizione a lungo termine porti direttamente a un maggior rischio di ammalarsi.

L’analisi non ha esaminato i singoli pazienti e, non ha risposto al motivo per cui alcune parti del paese sono state colpite più di altre.

Inoltre, non è chiaro se l’inquinamento da particolato abbia un ruolo nella diffusione del coronavirus o se l’esposizione a lungo termine porti direttamente le persone ad un maggior rischio di ammalarsi.

Come anche riportato da La Repubblica, sono stati fatti degli studi in Italia in relazione al coronavirus. Al nord la ‘letalità e inquinamento atmosferico’, ha dimostrato essere maggiore.

Per Anna Hansell, epidemiologia ambientale dell’Università di Leicester, esistono seri legami tra inquinamento atmosferico e mortalità da Covid-19. Tuttavia, i tempi non sono maturi per dirlo con precisione.

Ad ogni modo ci sono molte ottimi motivi perché si operi seriamente per cercare di ridurre l’inquinamento atmosferico. L’Oms collega a questo i circa 7 milioni di morti all’anno in tutto il mondo.

 

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