Coronavirus, rifiuti speciali: tamponi, guanti e mascherine sono infetti

Il coronavirus è riuscito a far crollare l’inquinamento ma sono anche triplicati i rifiuti speciali ospedalieri. Occorre smaltire: ma come?

rifiuti speciali

L’Emergenza Covid-2019 ha portato il nuovo rischio dei rifiuti speciali, che sono triplicati dal periodo precedente all’emergenza. Ne abbiamo parlato, un effetto secondario particolare del coronavirus è il calo dell’inquinamento atmosferico, grazie al blocco del nostro paese. Le città sono silenziose e l’inquinamento acustico si è quasi azzerato, paiono quasi irreali. Comunque prima di dire che i decreti abbiano avuto un risultato concreto  sull’ambiente, dobbiamo attendere i risultati ed i dati alla fine dell’emergenza virus.

I rifiuti ospedalieri

Ovviamente sono aumentati i rifiuti ospedalieri secondo alcune stime. Sono per lo più composti da tamponi faringei, guanti monouso e mascherine. Presso gli ospedali sono stati incrementati i mezzi, il personale dalle aziende che recuperano i rifiuti. Ora si lancia un monito

“il sistema rischia di collassare nel giro di pochi giorni, senza un adeguato supporto e riconoscimento da parte delle Istituzioni“

Nel frattempo i rifiuti speciali prendono la strada dei termovalorizzatori, diventando energia. I tamponi, guanti e mascherine sono di difficile riciclaggio. Per poter smaltire questo surplus di rifiuti, sono stati impegnati ben oltre 90.000 addetti operanti in tutte le imprese che hanno il compito di raccoglierli e gestirli. Anche loro continuano ad operare perché devono garantire un servizio pubblico essenziale.

Intervengono sul tema anche le associazioni Assoambiente e Uncircular che chiedono vi sia una moratoria per gli adempimenti ambientali prossimamente in scadenza. Questo potrebbe dare un aiuto concreto per migliorare la situazione aggravata dalla situazione. Chiedono inoltre di:

 “consentire alle aziende di effettuare le necessarie scelte organizzative e operative  per sopperire alle carenze del personale [..]chiarire definitivamente a livello nazionale che la gestione dei rifiuti costituisce attività di pubblico interesse e, pertanto, non si devono applicare le limitazioni generali alle attività economiche“

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