Crisi Coronavirus: Proroga Scadenze Fiscali Aprile e Maggio, sarà un Giugno “nero”

Coronavirus, Proroga scadenze fiscali aprile-maggio: cosa cambia?

In piena crisi economica indotta dalla pandemia coronavirus, il Decreto Liquidità emanato dall’Esecutivo ha prorogato le scadenze fiscali del mese di aprile e di maggio 2020.

Con l’approvazione del testo del Decreto Liquidità sono in arrivo importanti novità per le imprese, Partite IVA, professionisti, aziende.

La nuova proroga adempimenti e scadenze fiscali è stata annunciata in conferenza stampa dal Premier Conte e dal Ministro dell’Economia Gualtieri.

Anche se il testo non è stato ancora pubblicato, ciò che è certo è che il rinvio degli adempimenti fiscali riguarderà sia i lavoratori che le imprese.

Coronavirus, Decreto Liquidità: nuove scadenze fiscali

“Si prevede la sospensione dei versamenti di IVA, ritenute e contributi per i mesi di aprile e maggio in aggiunta a quelle già previste con il decreto Cura Italia”.

I versamenti fiscali riprenderanno a giugno e potranno essere divisi in 5 rate.

Ecco il calendario delle nuove scadenze fiscali prorogate:

  • Contributi INPS per i lavoratori dipendenti,
  • IVA per i contribuenti mensili,
  • Ritenute alla fonte sui redditi da lavoro dipendente o assimilati, redditi di capitale e compensi di lavoro autonomo.

Altri rinvii previsti dal Decreto sono:

  • la sospensione delle ritenute d’acconto sui redditi da lavoro autonomo già prevista dal Decreto Cura Italia,
  • proroga “al 16 aprile il termine per i versamenti in scadenza il 20 marzo scorso”,
  • proroga della scadenza per l’invio della Certificazione Unica dal 31 marzo al 30 aprile.

Decreto Liquidità, proroga delle scadenze fiscali aprile-maggio: chi sono i beneficiari?

La proroga delle scadenze fiscali (mesi aprile e maggio) non vale per tutti i contribuenti, ma comprende la seguente platea:

  • Partite Iva, lavoratori autonomi e imprese con ricavi o compensi superiori ai 5 milioni annui che hanno registrato un calo del fatturato di almeno il 50%,
  • Partite Iva, lavoratori autonomi e imprese con ricavi o compensi inferiori ai 5 milioni annui che hanno registrato un calo del fatturato di almeno il 33%.

 

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