Coronavirus: i lavoratori dei supermercati in trincea contro i clienti maleducati

I lavoratori di negozi e supermercati in lotta contro i clienti maleducati e insofferenti alle restrizioni da coronavirus.

lavoratori coronavirus

Il coronavirus sta portando allo sfinimento i lavoratori di negozi e supermercati che, spesso, si abbandonano a sfoghi sui social.

L’assalto ai supermercati

Il coronavirus ha impattato su molte categorie di lavoratori, anche commessi, cassieri e personale dei negozi. Un lavoro che non può essere affatto realizzato in smart working.

In particolare, nei supermercati e negozi di generi alimentari, negli ultimi giorni, c’è stato una specie di assalto, come se fosse previsto un nuovo lock down totale. Con conseguente mancato rispetto delle norme anti contagio quali: accessi non contingentati, clienti con nasi non coperti dalla mascherina, distanze di sicurezza non rispettati.

Per questo, chi ci lavora dentro, deve fare i conti con clienti che, nel migliore dei casi, stanno mezz’ora a parlare  del nuovo Dpcm, delle chiusure, delle restrizioni. Poi, ci sono quelli che se ne escono, invece, con teorie anti covid e da covidioti.

In altri casi, invece, capitano clienti strafottenti delle regole, che starnutiscono a viso aperto e che reagiscono male se richiamati.

I social? Una valvola di sfogo

Per chi lavora nei negozi e nei supermercati, sono sottoposti ad un grande stress. Non sono mai stati a casa, neppure quando l’Italia era in chiusura totale, per garantire alla penisola di poter continuare ad avere i beni di prima necessità.

E’ come se fossero arrivati ad un punto in cui, il cliente, ormai, non ha sempre ragione. Però, non gli si può, ovviamente, rispondere a tono.

Per dare vita agli sfoghi dei lavoratori sono nati centinaia di gruppi e pagine Facebook dedicati al tema. L’Espresso, ne riporta alcuni. Ad esempio, Le commesse sante subito con quasi 20 mila iscritti, oppure Commesso perplesso, con 125 mila.

Tra gli spunti di riflessione offerti su Facebook, i clienti che entrano pochi minuti prima della chiusura, oppure quelli che, durante il lockdown, si sono presentati alle casse puntualmente tutti i giorni per comprare anche sciocchezze.

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