Coronavirus, governo valuta lockdown di ritorno: necessario se i contagi dovessero risalire

Mentre la fase 2 dell’emergenza coronavirus si avvicina, il governo valuta un nuovo lockdown, necessario se la curva dei contagi dovesse nuovamente risalire.

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Il 4 maggio partirà la fase 2 dell’emergenza coronavirus: l’esecutivo di Conte è al lavoro per valutare una seconda chiusura, qualora i contagi dovessero di nuovo incrementare.

La fase 2

Partirà dal prossimo maggio la tanto attesa fase 2 dell’emergenza coronavirus. In questo secondo step si prevede un allentamento delle misure restrittive e la ripresa di alcune attività manifatturiere, con alcune eccezioni dal prossimo lunedì.

Il 4 maggio ripartiranno il settore manifatturiero e tessile, oltreché costruzioni e commercio all’ingrosso. Obbligatorio sarà il rispetto di nuove misure di sicurezza, quali posizioni distanziate e turni scaglionati.

Non sarà più necessaria l’autocertificazione per i movimenti dentro il proprio Comune e saranno consentiti anche gli spostamenti tra Comuni della stessa Regione.

Non si potrà invece spostarsi da una regione all’altra. Sui mezzi pubblici ci sarà un numero limitato di passeggeri con l’utilizzo alternato dei posti.

I negozi al dettaglio dovrebbero ripartire l’11 maggio, mentre per bar e ristoranti si dovrà aspettare il lunedì successivo.

Per cinema, discoteche e teatri, dove il rischio di contagio è altissimo, non c’è ancora una data certa.

La fase tre e quindi la riapertura di tutte le attività dovrebbe arrivare entro la fine del 2020.

Lockdown di ritorno

Intanto, come riporta anche Tgcom24, pare che l’esecutivo del governo Conte stia valutando anche un’eventuale lockdown di ritorno.

L’ipotesi diventerà realtà qualora la curva dei contagi dovesse cominciare a risalire e quindi si renderanno nuovamente necessarie misure di sicurezza stringenti.

In quel caso, le regioni dovrebbero autoregolarsi, soprattutto in vista di situazioni epidemiologiche diverse nelle varie zone d’Italia, e quindi con diverse esigenze di restrizione.

Intanto, l’Organizzazione Mondiale della Sanità fa sapere che non c’è nessuna prova dell’immunità di gregge per la pandemia del coronavirus, e quindi la fase due dovrà trovarci ancora più attenti e preparati.

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