Coronavirus: Africa ad alto rischio, c’è carenza di kit per lo screening

Emergenza Coronavirus: “L’Africa è ad alto rischio per la diffusione del coronavirus”

I contatti con la Cina sono aumentati vertiginosamente nel tempo e, adesso, vi è un’emergenza pandemia da coronavirus.

A precisarlo è lo stesso John Nkengasong, direttore dei Centri africani per il controllo delle malattie, il quale ha affermato che nel Continente Nero – come si legge anche su Agi:

“i contatti con la Cina sono aumentati del 600% negli ultimi dieci anni”.

“L’Africa è ad alto rischio per la diffusione del coronavirus”.

Inoltre, ad aggravarsi il quadro di un eventuale rischio pandemia da virus cinese è la mancanza di kit per la diagnosi della patologia infettiva, che sta cagionando morti, contagi e timori diffusi in tutto il mondo.

Africa impreparata anche se non ci sono contagi

Allo stato attuale il Continente africano non mostra casi di contagio da coronavirus, ma nel caso in cui ciò si verificasse sarebbe del tutto impreparata ad affrontare l’emergenza e la quarantena.

Il flusso di turisti cinesi che ogni anno gravita sull’Africa, la crescita del volume di merci provenienti dall’Oriente sono fattori di rischio che alimentano le preoccupazioni sulla capacità di rispondere ad un’eventuale insorgenza della patologia infettiva coronavirus.

Non bisogna nascondere il fatto che l’Africa sia tra i continenti con sistemi sanitari più deboli del mondo.

Il continente africano si mobilita per fare fronte a una sfida crescente nel mondo.

Non è una novità che gli Stati africani hanno sofferto di epidemie virali disastrose.

Si pensi all’epidemia di Ebola che ha cagionato 11.300 decessi.

Emergenza coronavirus in Africa: sarebbe una vera “pandemia”

“Devono essere presi provvedimenti il più presto possibile per impedire che entri”,

sottolinea Mosoka Fallah, capo dell’istituto di sanità pubblica della Liberia.

Se scoppiasse qualche contagio da virus cinese ci sarebbe il rischio di una vera e propria pandemia che mieterebbe milioni di vittime.

Intanto, sono state prese delle contromisure: in Senegal, all’aeroporto internazionale Blaise Diagne, funzionari sanitari esaminano i passeggeri con una piccola termocamera prima del controllo del passaporto.

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