Caso Regeni, segnale dall’Egitto: documenti riconsegnati agli inquirenti italiani

Con la riconsegna da parte dell’Egitto dei documenti di Giulio Regeni agli inquirenti italiani la svolta nel caso potrebbe essere vicina.

Giulio Regeni
Giulio Regeni

Potrebbe esserci una svolta nel caso Regeni: Effetti personali ed alcuni documenti di Giulio saranno riconsegnato all’Italia dalle autorità egiziane. I genitori del ricercatore potrebbero essere convocati per il riconoscimento.

Gli oggetti di Regeni riconsegnati all’Italia

Sulla vicenda della morte in Egitto di Giulio Regeni scomparso il 25 gennaio 2016 e ritrovato il 3 febbraio, ancora non è stata fatta chiarezza.

Il giovane ricercatore infatti è morto a Il Cairo dopo essere stato torturato ma i motivi restano ad oggi ignoti.

La politica Italiana da tempo auspica una collaborazione con l autorità egiziane per arrivare alla verità, come espresso recentemente anche dal Premier Conte: il primo luglio sarebbe in programma infatti un’incontro tra magistrati appartenenti ai due Paesi.

I rapporti tra Egitto ed Italia sono diventati tesi a tal punto da interrompersi circa un anno fa dopo che gli inquirenti italiani avevano iscritto nel registro degli indagati alcuni appartenenti alla National security.

Ora però un’apertura dal governo egiziano arriva con la riconsegna di alcuni oggetti di Giulio: passaporto e tessera sanitaria del giovane ma anche un marsupio, occhiali da sole da donna, cellulare, e due borsellini.

Tra gli oggetti sarebbe presente anche un pezzo di hashish.

I genitori saranno convocati a breve?

Tali effetti personali, ora nelle mani degli inquirenti italiani secondo la versione delle autorità investigative egiziane sarebbero stati oggetto di sequestro in seguito all’uccisione di una banda di criminali avvenuta a marzo 2016.

Secondo indiscrezioni ci sarebbe la possibilità che gli inquirenti richiamino nelle prossime ore i genitori di Giulio per effettuare un riconoscimento degli oggetti.

In passato il riconoscimento era avvenuto solo attraverso alcune fotografie: avevano attribuito al figlio solo il possesso del passaporto e della tessera sanitaria.

Per gli altri oggetti non riconosciuti dalla famiglia, la tesi portata avanti dall’avvocato Alessandra Ballerini, indica il tentativo di depistaggio verso un movente sessuale.

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