Caporalato a Caltanissetta, banda di pakistani in manette

Gli imputati sono anche accusati dell’omicidio di un connazionale che si era ribellato alle condizioni di sfruttamento.

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I braccianti lavoravano nei campi, per una misera paga.

Caporalato a Caltanissetta: 12 arresti

I carabinieri di Caltanissetta questa mattina hanno arrestato 11 persone. Per 10 di loro si sono aperte le porte del carcere, soltanto una è finita ai domiciliari.

Una dodicesima persona risulta tuttora irreperibile. Le accuse per tutti sono di associazione per delinquere, finalizzata al reclutamento e allo sfruttamento della manodopera.

Come riferisce anche Tgcom24, i caporali pakistani, arrestati questa mattina, sfruttavano i braccianti presso le aziende agricole.

Lo scorso 3 giugno era stato ucciso un bracciante, Adnan Siddique, che aveva scelto di denunciare le condizioni di sfruttamento cui era costretto lui stesso ed i suoi connazionali.

Per quel delitto erano già finite in carcere sei delle persone raggiunte dalla misura cautelare emessa questa mattina.

“Il gruppo di pakistani agiva con metodo paramafioso, assoggettando la comunità di appartenenza sottoponendola a un regime di vessazione e terrore e sfruttandola professionalmente”

si legge nell’accusa.

Violenze e repressioni verso i lavoratori

Le proteste dei lavoratori per ottenere la giusta paga venivano sempre represse con spedizioni punitive.

Tra le violenze emerse anche minacce di morte. In un episodio, ricostruito poi dagli inquirenti, una vittima era stata sequestrata per diverse ore per estorcere denaro al padre, in cambio della sua liberazione.

In un’altra occasione era stata aggredita una donna nigeriana mentre teneva in braccio il figlio piccolo, di appena un anno. Il marito della donna era stato picchiato con calci e pugni.

In un altro episodio ancora, viene contestata un’irruzione in una comunità per minorenni. Alcuni degli arrestati si erano introdotti con pistole e coltelli, picchiando due ospiti della struttura, dopo una lite con un adolescente.

Nell’indagine sono coinvolti anche i titolari delle imprese agricole dove le vittime del caporalato venivano condotte a lavorare.

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