Bolsonaro, spunta la intercettazione che svela il piano segreto sulla foresta Amazzonica

Il progetto di Bolsonaro mantenuto segreto è stato reso pubblico, grazie ad un audio che è stato rubato durante una riunione riservata

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Il presidente Bolsonaro desidera bloccare l’avanzata della Cina, del Vaticano e degli ambientalisti, dichiarando la foresta amazzonica proprietà privata del Brasile.

Bolsonaro ha costruito la sua campagna elettorale sull’esasperazione del nazionalismo, sulla dichiarazione che la foresta amazzonica sia di esclusiva competenza del Brasile. Non stupisce quindi la presenza di un piano mantenuto segreto per poter costruire in Amazzonia.

Il piano per la gestione della foresta amazzonica

Sono mesi che il governo brasiliano su impulso di Jair Bolsonaro, sta elaborando un piano che sulla carta, punta a sviluppare l’Amazzonia. Si vuole costruire una centrale idroelettrica, potenziare i collegamenti autostradali e spostare la popolazione verso la regione.

A farci sapere di questo piano di sviluppo è il sito di notizie The Intercept, del giornalista americano Glenn Greenwald. Ha potuto ascoltare le registrazioni di alcune riunioni ufficiali, dove si è parlato di questo piano.

Questo progetto ha preso il nome di Barone di Rio Branco ed è stato redatto dalla segreteria per le questioni strategiche del governo. Si prevedono anche incentivi per le grandi opere pubbliche, perché in grado di attirare

“popolazioni non indigene di altri regioni del Paese, perché si stabiliscano in Amazzonia e aumentino il contributo nel Pil nazionale del Nord del Paese”

Questo progetto ha come obiettivo l’impedire il pericolo di una penetrazione cinese, ridurre l’influenza della Chiesa Cattolica e limitare il lavoro degli ambientalisti.

Le riunioni si sono svolte a porte chiuse e sono state proposte da Raimundo Cesar Calderaro, un colonnello in pensione. La registrazione ottenuta dal sito internet, è di una riunione del 25 aprile avvenuta a Belem, capitale dello Stato di Parà.

Un ufficiale militare ha posto l’attenzione sul fatto che la Cina promuove le migrazioni massicce dirette verso le regioni di frontiera strategiche secondo il governo

“sul confine con la Siberia oggi ci sono più cinesi che cosacchi, e la Russia sta cominciando a capire che esiste un problema di sicurezza molto serio. Dobbiamo agire per evitare che lo stesso problema arrivi qui”

I responsabili del governo brasiliano, sono contro le cosiddette popolazioni tradizionali, cioè le comunità indigene e i quilombolos dei discendenti degli schiavi africani.

Sarebbero colpevoli di essere un ostacolo, di limitare la presenza dello Stato in Amazzonia, limitando lo sviluppo della regione. Altra ragione di odio verso queste popolazioni sarebbe l’aver prodotto alcune ideologie odiate da Bolsonaro, come l’indigenismo, il quilombolismo e l’ambientalismo.

Quest’ideologia sarebbe in piena opposizione a quella di Bolsonaro chiamata il liberalismo conservatore che dovrebbe portare a

“una nuova speranza per la nostra patria”

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