Aziende e deforestazione, siamo ancora all’anno 0

Il 70% delle aziende non mostrano in modo trasparente il loro impatto sulla deforestazione globale. Stiamo ancora all’anno 0 sul tema della sostenibilità

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Deforestazione

Il 70% delle grandi aziende non mostra in modo onesto l’impatto delle loro attività sulla deforestazione globale. Questo è quel che  emerge dal nuovo report postato oggi su Cdp, la piattaforma globale di rendicontazione ambientale che, all’anno, fa una stima dei dati ambientali da oltre 7.000 aziende.

I dati svelano che sono oltre 1.500 le aziende che subiscono un impatto pesante sulla deforestazione o che è probabile incorrano nel rischio di deforestazione ambientale e che nel 2018 sono state “richieste” da investitori e grandi organizzazioni per comunicare informazioni circa l’attenzione alle foreste attraverso la piattaforma di reporting di Cdp.

Tuttavia, il 70% non ha accettato l’invito, rifiutando di dare maggiori informazioni riguardo i principali elementi responsabili della deforestazione: legno, olio di palma, allevamenti di bestiame e soia.

Il nuovo rapporto Cdp rivela che…

Il nuovo rapporto di Cdp svela che la trasparenza aziendale sulla deforestazione è in particolare ritardo rispetto ad altri “casi” ambientali come il mutamento climatico e la sicurezza idrica. L’importanza di preservare le foreste è fondamentale in quanto strumento risolutivo per lottare contro il cambiamento climatico e aumentare le già alte preoccupazioni di investitori, acquirenti e consumatori.

Confessa Morgan Gillespy, global director of forests at Cdp, che adesso:

“La preoccupazione per l’ambiente è ai massimi livelli e le aziende hanno il dovere di essere trasparenti e intraprendere azioni decisive per la salvaguardia delle foreste”

Le aziende, quindi, che mirano a “reggere” una quota di mercato hanno il dovere di ascoltare le opinioni dei loro clienti, investitori e consumatori, così da non temere di incappare in circostanze indesiderate.

“Di pari passo, i consumatori si mostrano sempre più sensibili a questo tema e desiderosi di sincerarsi che nel loro carrello non ci siano prodotti responsabili della deforestazione dell’Amazzonia, dell’estinzione degli oranghi e del cambiamento climatico”.

Termina Gillespy.

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