Antonello Ieffi: condannato a 2 anni e mezzo per turbativa d’asta

L’inchiesta delle “mascherine” è arrivata alla prima sentenza legata ad una indagine nata durante la pandemia.

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Assolto invece l’imprenditore dal reato di inadempimento di contratti nelle pubbliche forniture.

Reato di turbativa d’asta

Originario di Cassino, l’imprenditore Antonello Ieffi era balzato alla notorietà delle cronache rosa per la sua relazione con l’attrice Manuela Arcuri.

Ora è invece la cronaca è di ben altro colore, considerato che l’imprenditore è stato condannato a 2 anni di reclusione per turbativa d’asta.

Quel comportamento volontario messo in atto per impedire (o turbare) le gare nei pubblici incanti e nelle licitazioni private.

In questo caso la turbativa riguarda una gara indetta da Consip ( la società per azioni del Ministero dell’Economia e delle Finanze), per l’acquisto di  una fornitura di 3 milioni di mascherine, che risultano mai pervenute in Italia.

A decidere la condanna il giudice monocratico di Roma, il quale però ha assolto Antonello Ieffi dal reato di inadempimento di contratti nelle pubbliche forniture, in quanto il fatto non sussiste.

Ieffi era stato già arrestato il 9 aprile scorso, quando in piena emergenza lockdown, era stato trattenuto in prigione un mese e, in seguito, scarcerato.

I due avvocati dell’imputato Andrea Coletta e Ivano Chiesa, hanno voluto fare una dichiarazione per ribadire la posizione del loro assistito, il quale, a detta dei due difensori, è stato dipinto durante le indagini e il processo come un truffatore.

Una truffa perpetrata non curante delle esigenze dei cittadini. Infatti l’imprenditore è stato accusato di avere finto di avere le mascherine, facendosi comunque pagare dalla Consip.

Tuttavia poiché le mascherine in realtà c’erano, è stato assolto da questa accusa. Resta comunque in piedi la turbativa d’asta.

Non era stato dichiarato che a causa di debiti fiscali l’azienda non avrebbe dovuto partecipare alla gara.

La denuncia

Tutto è iniziato con la denuncia fatta dal Consip. Venivano esposte in questa, alcune discrepanze riscontrate nella procedura di una gara bandita d’urgenza, per assicurare il quantitativo sufficiente dei dispositivi di protezione individuale e apparecchiature elettromedicali.

La società che faceva capo a Ieffi si era impegnata, inoltre, a consegnare i primi 3 milioni di mascherine entro 3 giorni dall’ordine. Tuttavia le mascherine in questione provenienti dalla Cina non sono mai giunte in Italia.

 

 

 

 

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