Castel Volturno, acque non depurate: indagini in 4 comuni

Alcune prime certezze riguardo lo sversamento nel mare di Castel Volturno: si trattava di acque reflue non depurate e la Procura indaga su 4 comuni.

Castel volturno acque reflue

Sono forse stati ritrovasti i colpevoli dello sversamento illegale, rivelatosi di acque reflue non depurate, durante il lockdown a Castel Volturno. Avevamo parlato del fatto ma ora abbiamo delle novità, direttamente dalla Procura di Santa Maria Capua Vetere. Sono arrivati all’origine dello sversamento nel canale Agnena, ponendo sotto sequestro il depuratore intercomunale di Vitulazio (CE).

Le ipotesi investigative sulla vicenda

Secondo gli investigatori pensano che la macchia nera che avevamo visto potrebbe essere stato uno sversamento di acque reflue non depurate, cosa fatta da 4 comuni del Casertano: Vitulazio, Pastorano, Bellona e Camigliano.

Il tutto era iniziato il 6 maggio all’inizio della fase 2. Il Litorale Domitio era tornato pulito e cristallino e quindi l’arrivo delle acque scure si erano tinte di nero. Le indagini erano state affidate ai Carabinieri Forestali della stazione di Castel Volturno (CE) e dall’Ufficio Locale Marittimo – Guardia Costiera di Castel Volturno (CE). Entrambi sono coordinati dalla Procura.

Si era controllato l’intero canale Agnena, corso d’acqua artificiale lungo circa 30 Km, trovando poi l’origine dello sversamento. Una prima ipotesi era che la responsabile fosse un’azienda zootecnica della zona, che conservava enormi cumuli di letame proprio lungo il canale.

“Il successivo accertamento in sito, oltre a consentire di dettagliare quanto già visionato durante il sorvolo, ha permesso di documentare che i liquidi si sgrondo dei letami tracimava dai cumuli all’interno dell’adiacente Canale Agnena, nonché ha fatto di svelare la presenza di un lagone interrato completamente abusivo colmo di liquami dislocato nello stesso allevamento. L’accertamento ha permesso quindi di riscontrare una gestione totalmente illegale dei reflui zootecnici derivanti dell’attività di allevamento delle bufale che è risultata essere sistematica e protratta nel tempo, e non certo occasionale”.

Ora però sono giunti i risultati della analisi dei campioni raccolti, trovando grandi presenze di DNA umano con deboli tracce di DNA animale. Questo ha guidato gli investigatori a pensare soprattutto agli scarichi illeciti di acque reflue urbane non depurate. Siamo arrivati al sequestro del depuratore e a altri provvedimenti:

“la incolpazione provvisoria di tutti i sindaci dei quattro comuni interessati che si sono succeduti dal maggio 2015 e del legale rappresentante della società che gestisce l’impianto di depurazione”.

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