Caro carburanti, il governo conferma il taglio delle accise sulla benzina

Mentre la Russia ha nuovamente interrotto, da domani e fino al 3 settembre, le forniture di gas all’Europa attraverso il gasdotto Nord Stream, e il prezzo del metano continua schizzare alle stelle – da 280 euro al MWh di stamattina, è sceso ora a 244 euro sulla piattaforma di Amsterdam -, il governo di Mario Draghi lavora sul caro carburanti: fino al 5 ottobre, è confermato il taglio delle accise sulla benzina. Ma non solo.

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Mario Draghi, Roberto Cingolani, Roberto Garofoli e Daniele Franco – lettoquotidiano.it

Nel documento del ministro per la Transizione ecologica, Roberto Cingolani, sulla riduzione dei consumi di gas sono previsti termosifoni giù di un grado e riscaldamenti spenti un’ora prima. Non si ferma però neanche il pressing dei partiti che chiedono, ancora, un intervento da parte del governo per le imprese e per le famiglie sul caro bollette, oltre che di mettere un tetto al prezzo di luce e gas.

Caro carburanti, il governo conferma il taglio delle accise sulla benzina

Nonostante la caduta e le dimissioni conseguenti, il governo presieduto dall’ex presidente della Banca centrale europea, Mario Draghi, continua il suo lavoro per il disbrigo degli affari correnti. In attesa di una risposta sul caro bollette, di cui parleremo meglio dopo, un decreto interministeriale dei ministri dell’Economia e delle Finanze, Daniele Franco, e della Transizione ecologica, Roberto Cingolani, proroga fino al 5 ottobre il taglio delle accise su benzina, diesel, gpl e metano per autotrazione.

Il primo step, quindi, è la conferma delle misure attualmente in vigore per ridurre il prezzo finale dei carburanti con uno sconto di 30 centesimi al litro, già previsto fino al 20 settembre come scritto nel decreto Aiuti bis, licenziato a inizio mese.

Anche perché, se famiglie e imprese sono spaventate dall’aumento vertiginoso dal costo di gas e luce, nella settimana dal 22 al 28 agosto, si era registrato un notevole aumento anche del prezzo del gasolio, arrivato a 1,8 euro al litro e con una crescita del 3,69%, e della benzina1,76 euro al litro e un aumento dello 0,70% rispetto alla settimana precedente.

Numeri ancora più preoccupanti se confrontati con quelli di inizio anno: il diesel è aumentato del 13,9%, mentre la benzina è rincarata del 2,2% dal 2022 e del 6,7% dal 2021, secondo le stime del Codacons. Massimiliano Dona, presidente dell’Unione nazionale consumatori, ha osservato che “il dato vergognoso è che il gasolio torna sopra il livello precedente all’invasione dell’Ucraina nonostante il taglio di 30,5 centesimi del governo. Una speculazione bella e buona sul rientro dalle ferie degli italiani”.

E infatti il decreto firmato oggi, però, non accontenta tutti. Per Assoutenti, associazione che tutela i consumatori, il taglio delle accise “non basta”, anzi è considerata una misura “non più adeguata”, mentre servono “interventi strutturali e di lunga durata”. A quella, probabilmente, ci dovrà pensare il governo che si insedierà dopo le elezioni del 25 settembre. Ma, chissà.

Caro energia, il documento di Cingolani sulla riduzione del consumo domestico del gas. I partiti ancora in pressing su Draghi

Quello in carica ora, invece, deve pensare al caro bollette, dicevamo. A pesare, ancora, è la decisione della Russia di interrompere le forniture di gas attraverso il gasdotto Nord Stream da domani fino al 3 settembre, mentre oggi, hanno comunicato da Gazprom – che già in precedenza aveva annunciato lo stop per lavori in una stazione di compressione nel nord della Germania -, “la consegna di volumi di gas pari a circa 20 milioni di metri cubi, a fronte di consegne giornaliere pari a circa 27 milioni di metri cubi effettuate nei giorni scorsi”.

E la nuova impennata del costo del gas di stamattina a 280 euro MWh e il parziale assestamento, ora, a 244 euro.

Quali che siano le cause, con il fiato sul collo dei partiti impegnati in campagna elettorale, l’esecutivo, con il ministro Cingolani in testa, stanno riflettendo su come comportarsi in virtù soprattutto delle risorse e dei fondi da destinare per mettere un freno al caro energia e della volontà di non mettere mano all’extra deficit.

A giorni dovrebbe arrivare un decreto ministeriale pensato ad hoc dal dicastero della Transizione ecologica per ridurre il consumo domestico di gas. Tra le misure previste, termosifoni giù di un grado – da 20 a 19 gradi – e riscaldamenti spenti un’ora prima così da risparmiare un miliardo di metri cubi di gas nell’ultimo semestre del 2022 e di ben 2 miliardi nel 2023.

Dal governo, si ragiona anche sulla creazione di spot che servono per sensibilizzare l’opinione pubblica sui consumi, come l’importanza di non stare troppo sotto la doccia, o la buona abitudine di spegnere la luce quando non è strettamente necessaria.

Un passo avanti, è vero, ma non sufficiente per evitare il possibile tracollo di imprese e di famiglie schiacciate dall’aumento dei prezzi. “Le proposte le metto nero su bianco – ha iniziato Giorgia Meloni -, io sono all’opposizione di questo governo, quindi se lo dico in teoria ci siamo tutti: ci troviamo in Parlamento lunedì e proviamo ad approvare delle norme che permettano ai cittadini di avere una situazione sostenibile”.

La leader di Fratelli d’Italia, che si candida a diventare il partito più votato, ha anche precisato ai giornalisti durante la campagna elettorale come creare nuovo debito sia l’extrema ratio”. “Noi siamo la nazione dell’Europa occidentale più indebitata per i soldi del Pnrr”, ha detto prima di chiarire come le priorità siano cambiate e di come quei soldi che arriveranno si dovranno concentrare sulle bollette.

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Matteo Salvini, Giorgia Meloni e Silvio Berlusconi – lettoquotidiano.it

Di segno opposto le dichiarazioni del capo politico del MoVimento 5 stelle, Giuseppe Conte che, da un punto stampa a Rimini, prima ha attaccato la norma sugli extra profitti – da recuperare assolutamente, perché sono risorse preziose, ha detto -, poi ha spiegato come di debba “valutare tutti insieme, ma in modo ragionato, un’eventuale variazione di bilancio”. “Tutto questo era già scritto – ha proseguito ancora l’ex premier pentastellato -. Non è stato fatto e siamo in forte ritardo”.

Secondo Conte, i suoi appelli sono rimasti inascoltati per mesi e per lui si doveva premere in Europa “per un Energy Recovery Fund” ma, ha concluso, “mettere a fattor comune una reazione europea è l’unica strada veramente efficace”.

La pensa allo stesso modo anche Enrico Letta, segretario del Partito democratico, che su Twitter ha auspicato un intervento sia italiano, sia europeo “per bloccare le bollette e fermare la speculazione in corso sull’energia prodotta da rinnovabili”. Il dem si dice anche pronto a sostenere l’intervento del governo. E ancora, ha scritto, che l’emergenza energetica ora è una priorità.

Persino il suo arci “nemico” Matteo Renzi, fondatore di Italia Viva e del terzo polo con Carlo Calenda, ha detto che appoggerà qualsiasi decisione di Draghi anche uno scostamento di bilancio, nonostante lui creda che “ci sia spazio per farlo senza”, ha dichiarato a Radio 24. “Fossi premier, non lo farei, tirerei fuori 10 miliardi”, ha precisato ancora.

Anche il braccio destro di Silvio Berlusconi, Antonio Tajani, vicepresidente di Forza Italia, darebbe l’okay solo se “la situazione dovesse precipitare”. “Serve – ha specificato – un intervento a livello europeo, serve un tetto al prezzo del gas”.

Il leader della Lega, Matteo Salvini, si discosta dal pensiero dei suoi alleati: “Riapriamo la Camera e il Senato, io ci arrivo a piedi, e approviamo un piano di guerra da 30 miliardi che mette in sicurezza l’Italia”, ha iniziato prima di aprire a un maxi-scostamento come quello fatto ai tempi della crisi del Covid.

Sul tema delle bollette, ha parlato anche Luigi Di Maio, presidente di Impegno Civico e l’unico dei leader a essere parte della squadra di governo. A Sky Tg 24, il ministro degli Affari esteri, aveva detto che l’80% potrà essere pagato dallo Stato perché “sta incassando di più per l’effetto dell’Iva e delle accise”, e quindi ha lanciato la proposta di un “decreto taglia-bollette” da approvare non appena si insedia il nuovo Parlamento, screditata da più parti e che l’ex pentastellato ha dovuto difendere su Facebook: “Qui siamo davanti a un bivio – ha spiegato -: o lo Stato paga le bollette delle imprese o le imprese licenziano i lavoratori, oppure ancora falliscono e chiudono”.

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