Caro energia, mancano nove miliardi all’appello del governo per finanziare nuovi aiuti

A differenza di quanto chiedono tutti i leader dei maggiori partiti, trovare una soluzione per il rincaro delle bollette di luce e gas non sarà così semplice per il governo di Mario Draghi. Nelle casse dello Stato, infatti, mancano almeno nove miliardi che sarebbero dovuti arrivare dalla tassa sugli extra profitti delle società energetiche e finanziare nuovi aiuti per imprese e famiglie.

Draghi
Mario Draghi – lettoquotidiano.it

Cosa è, però, nel concreto la tassa e perché le aziende, piccole, medie e grandi hanno deciso di non pagarla? Il pressing dei partiti a Draghi tra scostamento di bilancio e maggiore cautela per non agitare i mercati passa anche e soprattutto da qua.

Caro energia, allo Stato mancano nove miliardi per finanziare nuovi aiuti

L’emergenza energetica non è un gioco da ragazzi. Se le cause dell’aumento dei prezzi del gas e della luce sono più che note – invasione dell’Ucraina da parte della Russia, sanzioni per il governo di Vladimir Putin, gas razionato come risposta -, non è altrettanto noto come riuscire ad arginarlo.

L’esecutivo guidato da Mario Draghi, che in un primo momento si è dovuto occupare soprattutto della crisi scaturita dalla pandemia, si è trovato tra febbraio e marzo a dover gestire un’altra situazione pesante.

Nel decreto aiuti licenziato proprio a marzo, il governo aveva previsto di incassare almeno 10,5 miliardi dalla tassa sugli extra profitti delle società energetiche. A oggi ne sono arrivati appena 1,23 miliardi e sì, non bastano – mancano circa 9 miliardi all’appello -, soprattutto per finanziare nuovamente degli aiuti per imprese e famiglie che chiedono a gran voce tutti i leader dei partiti, anche in campagna elettorale.

Prima di addentrarci nel merito, cerchiamo di capire cosa è la tassa e perché le aziende hanno deciso di non pagarla. La tassa, una tantum, prevede che le aziende del settore, piccole, medie, grandi che siano, paghino gli utili extra dovuti all’aumento dei prezzi.

È calcolata sull’incremento del saldo fra operazioni attive e passive rispetto all’ultimo anno. Il periodo considerato è quello che va dal primo ottobre 2021 al 30 aprile 2022. In pratica, si confrontano i dati con quelli dello stesso periodo dell’anno precedente e si ottiene la quota di extra profitti, che doveva essere pagata in due tranche: a fine giugno la prima, a fine dicembre la seconda.

Draghi Franco Cingolani
Mario Draghi, Daniele Franco e Roberto Cingolani – lettoquotidiano.it

Nel decreto Aiuti-bis, il governo ha inasprito di molto controlli e sanzioni nei confronti delle società inadempienti e ha anticipato al 31 agosto il termine per mettersi in regola con l’acconto, pagando una sanzione limitata – stando ai calcoli di Palazzo Chigi e del ministro dell’Economia, Daniele Franco, entro fine mese dovrebbero arrivare circa 3,5 miliardi.

Così, probabilmente, non sarà perché le imprese interessate hanno da subito contestato la misura, in primis per il metodo scelto per calcolare la base imponibile. Per valutare gli extra-profitti era stato scelto il cosiddetto “differenziale IVA”, ossia la variazione della cifra imponibile su cui si paga l’IVA da un anno all’altro, un indicatore non adeguato perché può essere influenzato da diverse variabili. Anche il lockdown: l’inverno 2020-21, con cui si deve fare il confronto, aveva registrato consumi e prezzi più bassi del normale e, secondo le aziende, sarebbe stato comunque fisiologico un aumento del costo del gas a prescindere da ciò che è successo tra Ucraina e Russia.

Caro energia, le proposte dei partiti e non solo per avere i fondi per nuovi aiuti

E quindi, i nuovi aiuti e la difficoltà di trovare i fondi e le coperture da parte del governo che, come già spiegato ieri, temporeggia ma esclude categoricamente un nuovo scostamento di bilancio.

Le proposte sono tante più o meno quanti sono i partiti in ballo per le prossime politiche del 25 settembre. Maurizio Landini, segretario generale della Cgil, ha spiegato a Repubblica che alzando la tassa al 100% non solo alle aziende produttrici di energia, ma anche alle banche e le case farmaceutiche potrebbe portare nelle casse dello Stato i fondi utili per un ulteriore finanziamento degli aiuti.

Sulla stessa lunghezza d’onda anche il presidente del MoVimento 5 stelle, Giuseppe Conte, favorevole all’estensione della misura ai settori farmaceutico e assicurativo. Dal Partito democratico, invece, si è un po’ più cauti: va bene estendere la tassa, ma serve anche far pagare chi dovrebbe farlo e “agire in maniera strutturale con un meccanismo di prezzi amministrati e la separazione dei prezzi dell’energia elettrica da quelli del gas“, ha detto Antonio Misiani.

Il terzo polo di Carlo Calenda e Matteo Renzi non è d’accordo. Ciò che chiede Luigi Marattin, renziano e candidato di Italia Viva, è un addizionale Ires temporanea per tutelare famiglie e imprese più vulnerabile. Stessa cosa da Fratelli d’Italia. Un esperto di economia del partito di Giorgia Meloni Maurizio Leo ha precisato come si debba cambiare la base imponibile, riferendola al bilancio “per individuare solo il profitto relativo all’energia. A quel punto possiamo discutere un’aliquota anche oltre il 25%“. Dalla Lega, invece, bocciano la proposta di Landini perché assomiglierebbe a una patrimoniale.

L’esecutivo, comunque, si muove con cautela, abbiamo già detto, e aspetta che si arrivi al 31 agosto per trarre ulteriori conclusioni e capire a quanto ammontino le risorse a disposizione. Il governo cammina sulle uova anche perché gli stessi schieramenti che hanno sancito la sua fine vorrebbero che si prendesse delle responsabilità andando a spendere fondi che potrebbero essere vitali per il prossimo esecutivo.

Quanto allo scostamento di bilancio, da Palazzo Chigi non viene neanche preso in considerazione (si dovrebbero trovare 30 miliardi), mentre Matteo Salvini va in pressing. Chi sta, stranamente con Draghi, è FdI perché agiterebbe i mercati. Che abbiano già capito che a pagarne le conseguenze potrebbero essere proprio loro?

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