Ucraina, il bilancio della guerra: “Uccisi quasi 45 mila soldati russi”. Crimea sotto attacco

La guerra tra Russia e Ucraina sta conoscendo una nuova fase del conflitto, fase in cui gli uomini di Volodymyr Zelensky stanno recuperando terreno su più fronti. Lo dimostrano gli ultimi eventi, ma anche la scia diplomatica che li sta attraversando e, ancora di più, il bilancio numerico di un conflitto che conta moltissimi morti, anche tra le fila ucraine. Intanto, anche nelle ultime ore, la Crimea è finita sotto attacco e non è affatto notizia banale rispetto a quanto succedeva solo fino a qualche settimana fa. Facciamo il punto complessivo sulla guerra.

Crimea
Gli attacchi ucraini in Crimea – lettoquotidiano.it

Non è mai bello parlare della guerra e ancora di meno discutere di un confitto, quella tra Russia e Ucraina, che è a due passi da noi e che sta causando molte conseguenze a livello europeo e mondiale. A questo punto, però, dobbiamo raccontare lo stato di un conflitto che è sempre più diverso e che vede Vladimir Putin un po’ più in difficoltà. Intanto, diverse cose importanti sono successe nelle ultime ore e vanno dalla trilaterale di Leopoli a quanto sta succedendo in Crimea. L’Ucraina ha probabilmente terminato la fase della resistenza: ora abbiamo altro da raccontarvi rispetto alla sola invasione russa.

La guerra tra Russia e Ucraina è arrivata alla svolta: le ultime novità

Quasi sei mesi dopo l’inizio della guerra tra Russia e Ucraina sono cambiate così tante cose che sembra passata una vita intera. E, invece, siamo ancora qui a raccontarvi di un conflitto che, drammaticamente, va avanti e senza esclusioni di colpi. Ora, infatti, siamo ben lontani da quando l’Ucraina resisteva e basta, senza riuscire a reagire. Come un pugile all’angolo che aspetta il momento giusto per rialzarsi e colpire. Beh, da una via o dall’altra, Zelensky sta trovando lentamente il modo di dire la sua e ci sta riuscendo bene, viste le notizie delle ultime ore.

Infatti, è stata proprio la Russia a riferire di nuovi attacchi di droni ucraini ieri notte. Non sono attacchi casuali, anzi ben mirati e affondati, e che hanno seguito le esplosioni e gli obiettivi affondati nella scorsa settimana. Ancor più significativo è il fatto che ci troviamo in Crimea, e questo vuol dire che i confini della guerra si sono allargati: ora la Russia non può più ritenersi al sicuro, in quella che lo stesso Putin ha definito come “terra sacra”, annessa al Cremlino dal 2014 e utilizzata come punto strategico da allora. Inoltre, è importante considerare il fatto che uno degli obiettivi di Zelensky è liberare la stessa Crimea, ma questo arriverà, nel caso, un po’ più avanti.

Zelensky
Volodymyr Zelensky – lettoquotidiano.it

Uno degli attacchi degli ucraini ha, inoltre, colpito un punto molto sensibile per il Paese assalito. Stiamo parlando del quartier generale della flotta russa sul Mar Nero, e in particolare a Sebastopoli. Su quanto successo ha fatto il punto della situazione Mikhail Razvojaev, il quale ha riferito subito che gli attacchi in questione non hanno provocato feriti. Stiamo parlando del governatore della città della Crimea, e quindi si tratta di una testimonianza particolarmente rilevante. Le sue parole sono arrivate via Telegram:Il drone è stato abbattuto proprio sopra il quartier generale della flotta. Infatti, è caduto sul tetto e ha preso fuoco”. Ha specificato poi, come vi abbiamo scritto poche righe fa, che ci sono stati danni gravi o feriti. Gli attacchi sono stati attribuiti, in ogni caso, alle forze ucraine. Si tratta comunque di attacchi particolarmente significativi, perché colpiscono la flotta russa del Mar Nero a Sebastopoli per la seconda volta in meno di un mese.

Non è l’unico fronte che bisogna tenere particolarmente in considerazione ai fini della guerra. Si pensi a quanto successo nella notte appena trascorsa, quando una serie di potenti esplosioni si sono verificate a Melitopol. Anche questo è un punto strategico, perché stiamo parlando di una città occupata dalle forze armate russe e siamo nella regione di Zaporizhzhia, nel sud dell’Ucraina e dove l’attenzione internazionale è ai massimi livelli per l’allerta nucleare che riguarda l’impianto più grande d’Europa. In molti si mettono le mani nei capelli e vorrebbero la fine dei bombardamenti nella regione, per evitare una catastrofe in piena regola, ma la Russia ha già fatto intendere più volte che è impossibile demilitarizzare la zona.

L’agenzia Unian, ad ogni modo, ha riferito degli ultimi attacchi, specificando che è stato postato sui social un video sulle deflagrazioni, il quale è stato girato da alcuni testimoni. Non sono state le uniche esplosioni della movimentata notte ucraina. Altre sono state segnalate nella notte a Kharkiv, e in questo caso siamo nel nord dell’Ucraina. Anche in questo caso, a illuminarci su quanto successo è Unian, che riferisce il lancio di numerosi razzi dalla città russa di Belgorod.

Intanto, ne ha parlato anche Vladimir Rogov, membro del consiglio principale dell’amministrazione civile della regione di Zaporizhzhia, attraverso Telegram e ha riferito: “I sistemi di difesa aerea russi nell’area di Melitopol hanno abbattuto due missili lanciati dagli ucraini contro infrastrutture civili e aree residenziali della città”. A riportare le dichiarazioni è la Tass. Non è l’unica cosa importante annunciata da Rogov, il quale ha specificato che, secondo le informazioni di cui sono venuti in possesso, gli ucraini avrebbero bombardato la città con lanciarazzi multipli Himars. E qui torniamo al discorso delle armi occidentali degli alleati, a lunga gittata, che stanno aiutando non poco l’Ucraina.

È importante riferirvi, inoltre, quanto sta succedendo a Kherson, città che ormai da diversi giorni è nel mirino degli ucraini, che stanno concentrando le loro forze nel tentativo di riconquistarla. Le agenzie di stampa RIA e Tass riferiscono, dopo aver citato un funzionario, che le forze antiaeree russe sono entrate in azione vicino al porto occidentale della Crimea, in particolare a Yevpatoriya, nella data venerdì sera. Un’ulteriore testimonianza è arrivata da un video pubblicato su un sito web russo. Si vede chiaramente quello che sembrava essere un missile terra-aria e che è riuscito a colpire il bersaglio. La Tass evidenzia, inoltre, che le forze antiaeree russe hanno abbattuto sei droni ucraini inviati. Erano destinati ad attaccare la città di Nova Kakhovka, a est della città di Kherson. E, quindi, proprio in quel territorio siamo, quello che l’Ucraina ha individuato come una delle sue principali priorità. Intendiamo la sua liberazione.

Ne ha parlato anche Seriy Khlan. E, per chi non dovesse conoscerlo, stiamo parlando di un membro del consiglio regionale di Kherson. Ha dichiarato senza mezzi termini: “Le forze armate ucraine hanno regalato ai russi una serata magica”. Una notte di attacchi, missili e tentativi di recuperare il terreno. Come se la situazione ora si fosse invertita, ma non è ancora propriamente così.

Non è sbagliato, però, affermare che ora Putin è sicuramente in difficoltà. E non è solo colpa sua o delle sue truppe. Infatti, “Repubblica” nella giornata di oggi ha scritto chiaramente della disfatta dell’intelligence di Putin. Secondo quanto riportato, le spie russe hanno sbagliato le previsioni sull’invasione dell’Ucraina. In questo caso, a far fede è l’autorevole “Washington Post”, che è entrato in possesso di molte comunicazioni degli agenti di Mosca, per affermare quanto scritto. L’Fsb ha prima creato e poi pagato per diversi anni una rete enorme e fitta di informatori ucraini. Nonostante ciò, non è arrivato alcun avvertimento sul fatto che l’operazione speciale del numero uno del Cremlino sarebbe andata malissimo.

La proporzione su quanto sta accadendo è, infatti, sempre più sballata e si moltiplicano i decessi tra i russi. Entrando nello specifico dei numeri, è salito a quasi 45 mila il numero dei soldati di Putin che gli ucraini hanno fatto cadere durante la guerra, e hanno quindi perso la vita. A sostenerlo è comunque il Ministero della Difesa di Kiev, numeri specifici: secondo queste rilevazioni, sono morti 44900 militari russi, addirittura duecento in più rispetto al giorno prima. E questo ci fa capire anche la direzione che sta prendendo il conflitto.

La Russia, quindi, sta passando alla difensiva e ha deciso di diminuire gli scambi in dollaro ed euro da effettuare con i partner. Addirittura, le valute sono definite “tossiche”. Anche su questo, arrivano le dichiarazioni di una voce autorevole e si tratta del ministro degli esteri russo, Alexander Pankin: “C’è solo un modo per garantire la stabilità dei legami commerciali, economici e di investimento tra la Russia e i suoi partner di contro alle crescenti pressioni geopolitiche dell”Occidente”. E poi chiarisce senza mezze misure: “Bisogna evitare l’uso di valute che sono diventate ‘tossiche’, in primo luogo il dollaro statunitense e l’euro“. Dà anche l’alternativa: “Bisogna passare a soluzioni alternative accettabili, e ci riferiamo in maggioranza a valute nazionali”.

Il diplomatico ha osservato che l’attuale sistema finanziario globale costruito da Washington si è dimostrato “inadatto alle condizioni di un ordine mondiale multipolare ed è diventato essenzialmente uno strumento per raggiungere gli obiettivi politici di un gruppo di Paesi”.

Non è l’unico punto su cui si sofferma Pankin, il quale continua a sparare a zero contro l’Occidente, sottolineando che “continuerà ad abusare della sua posizione privilegiata”. Il suo punto di vista si articola inevitabilmente contro le sanzioni a Putin, lodando chi, invece, ha scelto di adottare strategie contro le valute da lui avversate: “Molte nazioni hanno ritenuto che le sanzioni contro la Russia fossero straordinarie e illegittime”. E ha spiegato il comportamento di questi Paesi come se fosse un vademecum da seguire: “Queste nazioni stanno pensando alla necessità di dedollarizzare l’attività economica estera e preservare in questa maniera la propria sovranità”. Precisa, infine: “Come si è visto, la questione si può risolvere se c’è volontà politica”.

Che la guerra sia cambiata, dunque, non è un mistero. E in supporto di questa tesi, è arrivato anche l’ultimo rapporto dell‘intelligence britannica. Si legge chiaramente che “Nell’ultima settimana si sono verificati solo piccolissimi cambiamenti nell’ambito del controllo territoriale sulla linea del fronte”. È importante anche sottolineare quanto sta accadendo nel Donbass, la regione che è seme della discordia iniziale e finale, probabilmente: “Si sono verificati solo piccoli avanzamenti dall’inizio di agosto, in cui le truppe russe si sono avvicinate alla periferia della città di Bakhmut. Non sono riusciti, però, ad avanzare nell’abitato”.

E sottolineano, infine, che è improbabile che la situazione cambi in maniera netta e significativa nella prossima settimana. Il report dell’intelligence britannica si è rivelato, dunque, particolarmente prezioso per aggiornarci riguardo quanto sta accadendo nella guerra in Ucraina, e confermando la teoria secondo cui la guerra è ormai in stallo. La Russia, inoltre, secondo le ricostruzioni UK, è pronta solo a portare avanti limitati assalti locali e soprattutto solo raramente verrà coinvolta più di una compagnia di truppe.

Il report dell’intelligence si dirama, inoltre, anche a quanto sta avvenendo a sud, e con il rischio nucleare sempre più concreto. A tal proposito, sottolinea che “La Russia non ha compiuto grandi sforzi per avanzare nei settori di Zaporizhzhia o Kharkiv“. Stallo, appunto. E la situazione non cambia se ci si sposta un po’ dato che a sud-ovest nessuna delle due truppe contrapposte sono riuscite ad avanzare sulla linea del fronte a Kherson”. Un monito, però, arriva e non è banale, dato che specifica: “Stanno probabilmente mettendo a dura prova la logistica e le basi aeree russe nel sud”.

L’esportazione di grano va avanti e occhio alle parole di Guterres sulla Russia

Questa guerra, però, non si combatte solo sul fronte, con bombe, missili e soldati. Infatti, c’è un altro piano, quello delle risorse e delle esportazioni, che è ugualmente importante per l’Ucraina, ma per entrambi i contendenti. Ormai lo sapete, dal 22 luglio, dopo la stretta di mano tra Putin e Zelensky, avallata da Guterres e Erdogan, è ripreso il lavoro di export a partire dai porti commerciali del Mar Nero. Una notizia importante e che potrebbe scongiurare una crisi alimentare globale. Dal 1 agosto, inoltre, dopo aver completato i processi di manutenzione e creato dei percorsi sicuri, il ritmo è anche accelerato.

Ottime notizie sono arrivate, in tal senso, anche nelle ultime ore, e ci riguardano direttamente. Questa mattina, infatti, altre due navi cariche di prodotti agricoli sono partite dal porto ucraino di Chernomorsk. A riferirlo è il ministero della Difesa turco, che specifica che la nave Zumrut Ana porta in dote 6300 tonnellate di olio di girasole ed è diretta a Venezia. Un’altra imbarcazione, denominata Ocean, è carica di 25mila tonnellate di grano e arriverà al porto di Marmara, situata vicino a Istanbul. Dopo i prodotti arrivati a Ravenna, dunque, ora è la volta di Venezia e attenzione anche alla Puglia, altro punto strategico per l’arrivo dei carichi.

La Russia, però, aveva avvertito, ai tempi dell’accordo del 22 luglio, che l’intenzione era quella di sbloccare anche il suo export. Oggi sono arrivate altre dichiarazioni in tal senso e sono quelle del segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres. Ha partecipato alla stretta di mano che ha fatto ripartire le esportazioni e anche alla trilaterale di Leopoli degli ultimi giorni, che ha visto come protagonisti assoluti anche Erdogan e Zelensky. Guterres, insomma, ha lanciato un appello non da poco per sbloccare anche le esportazioni di alimenti e fertilizzanti russi, dato che si tratta di prodotti che non hanno sanzioni. Le sue parole sono state affidate a un comunicato della Nazioni Unite, il quale prende a riferimento un discorso dello stesso Guterres a Istanbul. È proprio lì che si trova il centro istituito per coordinare le esportazioni di cereali dai porti ucraini, a partire dall’inizio di agosto.

Guterres, entrando nello specifico, ha poi detto: “Non dimentichiamoci che quello che vediamo qui a Istanbul e a Odessa è solo una parte della soluzione. L’obiettivo è costituito infatti dall’accesso senza impedimenti ai mercati globali di alimenti e fertilizzanti russi – materiali che non sono soggetti a sanzioni –“. Il punto di vista di Guterres è particolarmente importante per scongiurare la crisi alimentare globale: “È importante che tutti i governi e il settore privato cooperino per riportare questi prodotti sul mercato. Senza fertilizzanti nel 2022, potrebbe non esserci abbastanza cibo nel 2023“.

Tornando all’export ripartito dall’Ucraina ha affermato: “Oltre 650mila tonnellate di grano e di altri prodotti alimentari sono già in viaggio e arriveranno in varie parti del mondo”. Ribadendo ancora una volta quanto sia importante quello stesso accordo, firmato dalle parti in causa il 22 luglio, e che ha avuto la forte spinta delle Nazioni Unite, oltre che della Turchia.

In Ucraina, intanto, non pensano solo alla ripresa, ma anche a lanciare segnali ben precisi ai nemici russi. A pochi giorni dalla festa dell’Indipendenza, che verrà celebrata il 24 agosto, proprio nel centro della capitale Kiev è stata allestita una vera e propria parata costituita da carri armati russi distrutti. Si tratta di uno scenario veramente particolare e che sta diventando virale in rete. A postare il video su Twitter è il ministero della Difesa di Zelensky che sottolinea: “I russi pianificavano di marciare al centro di Kiev fin da febbraio”. Le cose, però, non sono andate esattamente come pensava Putin: “Sei mesi dopo l’inizio del conflitto, quest’esposizione di metallo russo arrugginito ricorda a tutti i dittatori come una nazione libera e coraggiosa possa cambiare i loro piani“.

Ora facciamo, però, un passo indietro e torniamo a un Cremlino in difficoltà. Difficoltà e denunce, quelle che arrivano da Mosca. I russi, infatti, hanno anche accusato l’esercito ucraino di aver usato agenti chimici contro le truppe di Putin nella regione di Zaporizhzhia, proprio dove l’allerta nucleare resta ai massimi livelli. Il ministero della Difesa, citato da Interfax e Tass, lo afferma citando sintomi da “forte avvelenamento”, palesi in diversi soldati, poi ricoverati. Si sottolinea addirittura quale sarebbe stato l’agente usato e si tratta della tossina del botulino di tipo B, a detta di Mosca e delle agenzie russe.

Il ministero della Difesa russo ha aggiunto che è in elaborazione un vero e proprio report che contiene i risultati dei test effettuati sui soldati ricoverati, proprio in seguito ai presunti avvelenamenti e dopo aver completato la loro missione a Zaporizhzhia o comunque in quella regione. Mosca ha anche pubblicato una nota, in cui specifica che “Le prove del terrorismo chimico dell’Ucraina saranno presto presentate all’Opac”. E non sapeste cos’è l’Opac, si tratta dell’Organizzazione internazionale per la proibizione delle armi chimiche, che vede la sua sede all’Aia. Un’altra accusa è di non poco conto e riguarda il fatto che l’utilizzo di agenti tossici sia stato autorizzato da Zelensky e dal regime di Kiev. E non è l’unica pista da seguire, dato che un’ulteriore indagine è in corso per l’avvelenamento del governatore ad interim di Kherson. Si tratta di una regione che, come vi abbiamo già riferito, si trova nella zona a sud dell’Ucraina ed è cruciale nel conflitto, proprio per i tentativi di Zelensky di riconquistarla.

Insomma, la guerra ha già superato il bivio e ora l’Ucraina sta rispondendo botta su botta. L’obiettivo del numero uno degli assaliti l’ha dichiarato lui stesso ed è far perdere forze ai russi, fino a costringerli a trattare. Vedremo se l’incontro tra Putin e Zelensky per tracciare una road map di pace avverrà presto, ma è quello che ci auguriamo tutti per scongiurare una catastrofe nucleare e una crisi alimentare globale di cui nessuno ha bisogno.

 

 

 

 

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