Si è concluso a Leopoli il vertice Zelensky-Erdogan-Guterres. Tutte le ultime sulla guerra

Leopoli oggi potrebbe essere stato teatro di un vertice fondamentale per definire il futuro della guerra tra Russia e Ucraina e, quindi, della storia contemporanea. La trilaterale tra Zelensky, Erdogan e Guterres si è conclusa, con tanto di ultime dichiarazioni a caldo del presidente ucraino. Intanto, il conflitto non si placa e la conta dei morti continua a salire, mentre all’orizzonte potrebbe profilarsi un accordo di pace con Vladimir Putin, che a questo punto sembrava sempre più distante. Ecco tutte le ultime novità a riguardo.

Zelensky Erdogan
Zelensky ed Erdogan, insieme per l’incontro avvenuto a Leopoli, anche alla presenza delle Nazioni Unite – lettoquotidiano.it

La guerra, da oggi, si gioca su due piani paralleli, ma che, a un certo punto, potrebbero anche incontrarsi nel mezzo. E sarebbe un’ottima notizia per tutto il mondo, per come l’abbiamo conosciuto fino ad adesso. Intanto, oggi dobbiamo darvi conto di quanto è successo a Leopoli e si tratta di una notizia importante, anzi fondamentale per la direzione che stanno prendendo le cose. Le parole di Volodymyr Zelensky dopo il summit potrebbero definire lo stato presente e futuro del conflitto.

Cosa è emerso dalla trilaterale Zelensky-Erdogan-Guterres e le parole del presidente ucraino

Gli occhi del mondo oggi si spostano a Leopoli e non è affatto una notizia banale. Si tratta di una città situata nell’Ucraina occidentale, a circa 70 km dal confine con la Polonia. Oggi, però, non è tempo di rassegne storiche e geografiche, ma semplicemente per ristabilire, dal punto di vista politico, il giusto punto di vista su quello che è accaduto nelle ultime ore.

Era previsto, infatti, per oggi ed è andato in scena, il vertice tra Zelensky, Erdogan, attuale presidente della Turchia, e Guterres, Segretario generale delle Nazioni Unite dal 2017. Un tavolo pesante, soprattutto perché siamo nel pieno del conflitto tra Ucraina e Russia. E una trilaterale che si ripete, visto che si tratta dello stesso trio che aveva portato a buon fine l’accordo per l’export di grano, a fine luglio.

Zelensky Guterres
Zelensky e Guterres, in occasione del vertice avvenuto a Leopoli anche alla presenza della Turchia – lettoquotidiano.it

L’incontro si è tenuto precisamente al palazzo Potocki a Leopoli in Ucraina, e si è concluso pochi minuti fa. La “Cnn turca” ha annunciato, inoltre, che è prevista una conferenza stampa congiunta tra Zelensky, Erdogan e Guterres.

Il vertice si basava essenzialmente su due piani: il primo è certamente fare il punto della situazione sull’esportazione di grano e su come stanno procedendo le cose dal 22 luglio, quando Zelensky ha potuto riprendere i lavori di export, con tonnellate di risorse e imbarcazioni bloccate fino a quel momento.

E poi c’è un piano che, se possibile, è ancora più importante e riguarda, udite udite, un possibile accordo per la pace tra Russia e Ucraina. Ve l’abbiamo riportato nel pomeriggio di oggi, che questo incontro a Leopoli poteva essere propedeutico a una road map che portasse a un accordo tra le parti per la fine della guerra. Con il Cremlino che, a questo punto, pare intenzionato ad ammorbidire le sue posizioni iniziali.

Negli ultimi minuti, sono trapelate anche alcuni concetti che Zelensky ha espresso all’interno dell’incontro: “L’Onu garantisca la sicurezza alla centrale nucleare di Zaporizhzhia”, ha tuonato il presidente ucraino. Ma, per quanto rilevante, è solo una piccola fetta rispetto a quanto successo. Erdogan, invece, ha annunciato che ci sarà una conferenza stampa che vedrà i tre protagonisti commentare gli eventi e i punti principali del vertice.

Infatti, le possibili premesse per la pace sono frutto di una guerra d’attrito che diversi analisti e addirittura Oleksiy Arestovych, alto consigliere di Zelensky, hanno definito (lui ai microfoni del “Guardian”) come uno stallo strategico. Nell’ultimo mese, i progressi che i russi sono riusciti effettivamente a portare a casa sono stati minimi e poco rilevanti e questo dato di fatto potrebbe aprire le porte a nuove soluzioni.

È giunta anche notizia di un accordo parecchio importante. Secondo quanto riporta “Anadolu”, infatti, c’è la stretta di mano per la ricostruzione di infrastrutture distrutte durante la guerra. E la firma è arrivata proprio nella giornata di oggi, nel corso dell’incontro a Leopoli. Zelensky ha detto anche, come riporta l’Ansa: “La visita di Erdogan è un potente messaggio di sostegno“. Insomma, Putin sembra sempre più solo (strategie e mosse cinesi a parte) e questo potrebbe costituire un fattore decisivo anche nel breve periodo.

L’export del grano prosegue senza sosta (ed è una bella notizia). Ma non arrivano per la centrale nucleare

La notizia di un possibile accordo per la pace manda, per forza di cose, milioni di cittadini del mondo in fibrillazione. Ma non è possibile parlare solo di quello o aspettarsi troppo, perché comunque la Russia ci ha abituato a ribaltoni all’improvviso e depistaggi in piena regola, quindi tocca non fidarsi.

Un’altra delle poche belle notizie arrivate nelle ultime settimane riguarda l’accordo per riprendere le esportazioni di grano. Tale accordo è stato siglato il 22 di luglio, dopo mesi di stallo e di risorse ferme, dato che l’Ucraina è comunque uno dei principali produttori a livello mondiale. Putin ha acconsentito, anche grazie alla presenza e alle pressioni della Turchia e delle Nazioni Unite. Puta caso le due forze presenti al tavolo di Leopoli, ma ve l’avevamo già raccontato.

E qui tocca fare un passo indietro per delineare l’importanza della cosa. Infatti, stringere un patto di questo tipo vuol dire scongiurare una crisi alimentare globale che avrebbe avuto effetti gravissimi su determinate popolazioni. E non è tutto. Ripartire immediatamente e come se nulla fosse accaduto era praticamente impossibile. Infatti, diverse imbarcazioni dovevano essere ripristinate per viaggi che comunque non erano semplici da effettuare. Anche perché dovevano essere calibrate riguardo la profondità dei mari e i carichi portati, la cui richiesta comunque era la più alta possibile.

Un altro problema di non poco conto era costituito dalla verifica di percorsi marittimi sicuri e, quindi, di corsi d’acqua sminati che avrebbero permesso di portare a buon fine i viaggi e i carichi che le imbarcazioni portavano in dote. Le notizie degli ultimi giorni, però, sono state rassicuranti in tal senso. Infatti, anche in Italia, e più precisamente al porto di Ravenna, dove è arrivata la prima nave che portava un carico di tonnellate di semi di mais. E da lì altre navi hanno iniziato il loro percorso, anche verso il nostro Paese, a Ravenna e in Puglia, e il loro arrivo è previsto o è giunto a buon fine per l’Italia.

Per restare alla stretta attualità delle cose, un’altra nave mercantile carica di grano, la venticinquesima in totale (e non è poco), è partita dall’Ucraina dopo il 22 luglio, e tenendo fede all’accordo raggiunto con Putin e con l’avallo della Turchia e delle Nazioni Unite. In tal senso, è stato importante ciò che ha riferito direttamente l’autorità portuale: “La nave mercantile I Maria è partita dal porto di Chornomorsk. È caricata con 33mila tonnellate di mais“, come riportato in una dichiarazione affidata sui social. Viene specificato, inoltre, che la nave ha come rotta l’Egitto e arriverà tra qualche giorno.

Un altro aggiornamento in tal senso è arrivato dal Ministero della Difesa turco, il quale riporta che un totale di 622mila tonnellate di cereali è stato spedito dai porti ucraini del Mar Nero. Il tutto, ovviamente, rappresenta la conta complessiva del carico partito da quando è stato stipulato l’accordo per riprendere l’export. Le navi che hanno lasciato i porti sono in tutto venticinque, e di queste 18 dal primo agosto. Segnale di come comunque dalla fine di luglio tutti quei processi di controllo e di rimanutenzione, oltre che di organizzazione, siano in larga parte andati a buon fine. Su più ampia misura, e per contestualizzare i numeri di quello che vi stiamo raccontando, bisogna tenere conto del fatto che sono milioni le tonnellate di grano sono rimaste bloccate nei porti ucraini dal 24 febbraio, quando è partito l’attacco della Russia e le imbarcazioni sono dunque rimaste ferme.

C’è poi un’altra questione stringente che riguarda la guerra ed è quella relativa la centrale di Zaporizhzhia, la più grande d’Europa. Anche in questo caso, c’è stato un ampio rimpallo di colpe tra Ucraina e Russia, su quanto sta succedendo e sul rischio prodotto per l’intera Europa e il mondo. La Russia si è esposta su questo fronte e non arrivano ottime notizie, a dimostrazione del fatto che far ragionare Putin non è comunque cosa semplice.

Il Cremlino, infatti, considera inaccettabili le proposte di creare una zona smilitarizzata nell’area della centrale nucleare di Zaporizhzhia. E questo lo sappiamo per voce vice portavoce del ministero degli Esteri russo, il cui nome è Ivan Nechaev. Abbiamo anche delle dichiarazione da parte sua, arrivate in un briefing con la stampa: “Le proposte di una zona smilitarizzata intorno alla centrale nucleare sono inaccettabili – appunto -“. E poi spiega: “Se verranno attuate, l’impianto diventerà ancora più vulnerabile“. Per quanto riguarda la centrale nucleare, inoltre, Mosca ha più volte chiesto la visita degli esperti dell’Aiea e ha annunciato che la loro presenza si verificherà in un futuro molto prossimo.

E poi la Russia ha anche altri piani riguardanti la centrale. Ha avvertito, infatti, che potrebbe addirittura chiuderla, se l’Ucraina – sì, avete letto bene – continuasse  a bombardare la struttura. Un’accusa che addossa la maggior parte delle colpe a Kiev, ma dall’Ucraina sono arrivate un gran numero di smentite. Il capo della forza di difesa radioattiva, chimica e biologica della Russia ha allarmato in tal senso, sottolineando che i sistemi di supporto di riserva dell’edificio sono stati danneggiati durante le ultime offensive alla centrale.

Igor Kirillov ha, inoltre, evidenziato di quali danni si parlerebbe in caso di incidente nucleare, specificando che le radiazioni arriverebbero in Polonia, Germania e Slovenia. Il rimpallo delle colpe, quindi, è incessante nell’arco di una guerra, che ora potrebbe conoscere un accordo per la pace. Da Mosca, inoltre, parlano anche di “ricatto nucleare” operato da Kiev riguardo alla centrale, imputando un altro capo di accusa al nemico e non ricordando che comunque è sotto il controllo russo da mesi.

Sulla questione si è esposto anche Yevgeny Balitsky, responsabile dell’amministrazione militare-civile della regione di Zaporizhzhia, il quale ha affermato alla tv russa: “La centrale di Zaporozhzhia non è a pieno regime, ma attualmente funziona solo al 20%”. Precisando un fattore che è comunque importante per capire le cose: non c’è carenza di forza lavoro nell’impianto, anzi molti dipendenti vogliono anche tornare a lavorare.

La guerra è a un punto di svolta e ormai nessuno può più nascondersi su quello che sta succedendo e sulle reali intenzioni, tra accordi di pace e implicazioni delle Nazioni Unite. Una cosa è sicura: guardare solo alle truppe e alle milizie impegnate sul campo, in una guerra di stallo, a questo punto sarebbe veramente sbagliato e riduttivo. Perché la partita potrebbe presto diventare diplomatica e portare finalmente a delle buone notizie.

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