I sondaggi non premiano il terzo polo di Calenda e Renzi. Testa a testa tra Pd e FdI come primo partito

Oltre alle accuse, agli attacchi e le difese, oltre ai programmi politici, e alle candidature che fanno discutere, l’attenzione della politica è anche rivolta verso i sondaggi elettorali. Le proiezioni per le prossime politiche del 25 febbraio fotografano un’Italia fortemente orientata verso il centrodestra, ma alcuni danno anche il Partito democratico come primo schieramento contro Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni

Renzi Calenda
I due leader del terzo polo: Matteo Renzi, fondatore di Italia Viva, e Carlo Calenda, numero uno di Azione – lettoquotidiano.it

Ad avere la peggio, però, sembra essere il terzo polo di Carlo Calenda e Matteo Renzi, con il primo che da quando ha rotto l’alleanza con i dem ha perso molti consensi. Supererebbero la soglia di sbarramento, ma l’obiettivo del 10% è troppo lontano per i due nuovi compagni di lista.

Sondaggi politici, il terzo polo potrebbe non raggiungere neanche il 6% alle prossime elezioni

I sondaggi politici, specie prima di una consultazione elettorale, sono come un faro che illumina nel buio, una sorta di cometa che conduce segretari, presidenti, leader verso quella che è la giusta via. Parlare di un argomento piuttosto che di un altro, paga? Ce lo dicono le proiezioni elettorali. Usare una strategia aggressiva rileva un aumento dei consensi? Ce lo dicono sempre loro, le proiezioni elettorali.

Per chi le sa leggere per lo meno, o meglio: per chi vuole convincere quante più persone che le sue proposte sono quelle da sposare nel segreto della cabina elettorale dove “Dio ti vede, Stalin no”, come da famosa propaganda della Democrazia cristiana del 1948.

Ma può darsi anche che una volta arrivati davanti alle urne, le carte si mescolino ed esca un giudizio totalmente inaspettato proprio per timore reverenziale, o perché ci si prostra alla filosofia del voto utile. Quali che siano le ragioni, alla fine, i sondaggi rimangono tali, e non sempre vengono presi in considerazione per delle scelte.

Per esempio, Carlo Calenda, stando a quanto dicono i vari istituti di ricerca, lasciando la coalizione del centrosinistra, con cui aveva appena firmato un accordo, e sposando invece la causa di Matteo Renzi facendo nascere il terzo polo, non ha preso la migliore delle decisioni.

I primi sondaggi pubblicati dopo l’intesa elettorale tra i due leader di Azione e Italia Viva danno la lista di poco al di sopra del 5%. G.D.C., il 15 agosto, dava il terzo polo al 5,1%, l’Istituto Demopolis al 5,3% ed Enzo Risso, in una rilevazione voluta dalla Lega e pubblicata da Libero, al 4,3% con Renzi al 2% e l’ex candidato sindaco di Roma al 2,3.

Abbastanza per superare la soglia di sbarramento del 3% ed entrare in Parlamento, per nulla in linea con gli obiettivi, ridimensionati, dei due partiti che prima puntavano ad avere, insieme, almeno il 10% dei consensi. “Non c’è un obiettivo numerico – ha detto Renzi a Radio 24 stamattina -, c’è un obiettivo politico”. Come dire che si stanno gettando le basi per qualcosa di più grande per il futuro, o anche che chi si accontenta gode.

E comunque è la parola dell’ex sindaco di Firenze ed ex presidente del Consiglio, quello che ha spinto di più per la creazione di una coalizione che restasse avulsa tanto dalla destra quanto dalla sinistra, lo stesso che sta crescendo di più rispetto agli alleati. Calenda, infatti, prima dello strappo con Enrico Letta in diretta televisiva del 7 agosto, assieme a +Europa era dato al 6,5% da Swg per La7 – e Italia Viva era al 2,9%.

Dopo, invece, le proiezioni di tecnè per Rti/Mediaset hanno prefigurato uno scenario in cui Azione era all’1,8%, Iv al 2,6% e il partito di Emma Bonino e Benedetto Della Vedova al 3%: in pratica una discesa libera sicuramente non degna della campionessa olimpica di sci Sofia Goggia.

Sondaggi politici, tra Partito democratico e Fratelli d’Italia è un testa a testa su chi sia il primo partito

Quanto agli altri partiti, quelli che a voler guardare bene i numeri hanno una possibilità più concreta non solo di prendere almeno il 10%, ma anche di governare, be’, quei partiti, hanno due trascinatori che si contendono il ruolo di primo schieramento. E sono il Partito democratico di Letta e Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni.

Letta Meloni
Il segretario del Partito democratico, Enrico Letta, e la leader di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni – lettoquotidiano.it

Secondo le stime di G.D.C., infatti, sarebbero i dem ad avere la meglio sulla leader della coalizione di centrodestra. Uno scarto di appena 0,2% che promuove il Pd (23,6% contro il 23,4% di FdI), ma che comunque lo consegna ai banchi dell’opposizione perché, subito dietro Meloni, c’è la Lega di Matteo Salvini, pronta a prendere il 12,3% dei consensi, e due posizioni dopo c’è Forza Italia dell’ex presidente del consiglio Silvio Berlusconi, che si attesta intorno al 7,5%.

In tre arriverebbero al 43,2% contro il 32,4% del centrosinistra che può contare sul 3,4% di Verdi-Sinistra Italiana, il 2,3% di Mdp/Articolo 1, il 2,2% di +Europa e lo 0,9% di Impegno Civico di Luigi Di Maio. I conti si sarebbero pure potuti pareggiare se non ci fosse stata la rottura con il MoVimento 5 stelle di Giuseppe Conte, che sta continuando a crescere ed è stimato intorno al 10,7%.

Un po’ è anche fantapolitica, perché il Barometro Politico dell’Istituto Demopolis, dà uno scarto molto più ampio tra le due coalizioni maggiori, e soprattutto vede Meloni sbaragliare la concorrenza del partito di Letta di esattamente un punto e mezzo in più: Fratelli d’Italia sarebbe al 24,3%, mentre il Pd si ferma al 22,8%. La Lega, poi, rispetto al sondaggio di G.D.C., ha 2,9 punti percentuali in più – per compensazione il Cavaliere ne ha 0,7 in meno -, l’alleanza di Nicola Fratoianni e Angelo Bonelli 0,8, che però non raggiunge neanche il gap fotografato tra il primo e il secondo partito. Rimangono (quasi) uguali il MoVimento 5 stelle, dato al 10,6%, +Europa e Impegno civico.

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