Sentiment social dei leader, Draghi e Meloni al comando. Cala Calenda

Le elezioni si avvicinano in maniera inesorabile e il sentiment social dei leader inizia ad avere un valore sempre più significativo per capire quello che succederà il prossimo 25 settembre. Mario Draghi resta sempre il più apprezzato, ma lo segue Giorgia Meloni, che non cala nei sondaggi e neanche sotto questo punto di vista. Il dato più significativo è rappresentato dal crollo di Carlo Calenda, dopo aver rotto l’accordo con il Partito Democratico e aver stretto la mano a Matteo Renzi per la formazione del terzo polo.

Calenda
Carlo Calenda, numero uno di Azione, in Parlamento. Ora in discesa nel sentiment social positivo – lettoquotidiano.it

La data è cerchiata in rosso sul calendario, contrassegnata con una X ben visibile sopra e ricalcata a pennarello, fino al punto da non vederla quasi più. Il 25 settembre si propone come giorno fondamentale per capire quello che è e quello che sarà di noi, di noi italiani, chiamati alle urne per decidere la composizione del Parlamento. E in molti un’idea se la sono già fatta a tal proposito e non tardano a esprimerla per strada, in famiglia, con gli amici e sui social. Vediamo di cosa si tratta.

Sentiment social dei leader, Draghi continua a dominare la classifica. Ma poi c’è la Meloni

Spolverate la tessera elettorale, la camicia buona per presentarvi al seggio come si deve, i pop corn per le maratone, e poi un sorriso compiaciuto per la vittoria o un segno di stizza per la sconfitta. Non vogliamo mettervi ansia, ma il 25 settembre è ormai dietro l’angolo e anche i partiti candidati se ne sono accorti, per forza di cose.

Oggi, infatti, a 44 giorni dal voto, è partito il deposito dei simboli, dalle otto di questa mattina e con fila annessa, mentre per le liste c’è ancora un po’ di tempo, più di una settimana. E, quindi, per le alleanze il dato è tratto e c’è chi per il momento ne ha beneficiato e chi ci ha perso. Tutto ciò, per sondaggisti e non solo, si traduce in storia e numeri, in cronaca e previsioni.

E per questo è importante tracciare il sentiment social dei leader e partire anche da lì per capire cosa succederà. Se n’è occupata, per “Adnkronos”, Spin Factor. Stiamo parlando di una società riconosciuta a livello nazionale nella consulenza strategica politica e istituzionale e utilizzando la piattaforma Human, che si occupa di web e social listening e che fonda il suo principio su un algoritmo a base semantica.

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Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia, in Parlamento – lettoquotidiano.it

Bene, i dati che ne vengono fuori ci comunicano che a comandare la classifica dei leader che più piacciono agli italiani è anche per questa settimana Mario Draghi. Il presidente del Consiglio uscente, infatti, non è calato dal punto di vista dei consensi, nonostante nell’ultimo periodo sia un po’ uscito di scena e con una campagna elettorale che già da giorni domina le prime pagine di giornali e i titoli dei telegiornali. E lui non si è ancora espresso (anche se immaginiamo) e alle elezioni non è candidato.

Draghi, infatti, ha raccolto il 61,29% di dati positivi ed è un dato decisamente alto, soprattutto per chi non è mai stato sottoposto al giudizio diretto degli italiani (quello elettorale) e che è appena stato volto e centro del governo uscente. Insomma, l’ex presidente della Banca d’Italia piace, ispira sicurezza e continua a essere apprezzato. Fattore da tenere in considerazione anche nel futuro prossimo, dato che, ad esempio, Matteo Renzi continua a nominarlo e a etichettarlo come possibile cavallo di ritorno, nel caso in cui qualcosa andasse storto.

Non è l’unico, però, ad accogliere il favore positivo degli italiani. Al secondo posto, infatti, a consolidare la sua posizione, c’è Giorgia Meloni. La leader di Fratelli d’Italia non accenna a calare nei consensi e negli ultimi sondaggi. Attualmente, raccoglie, come sentiment social, il 58,73%. Evidentemente, il suo stile comunicativo sta continuando a pagare e anche il modo in cui sta gestendo la sua campagna. E poi c’è un dato che ormai a priori: chi sta all’opposizione del governo uscente, ha più facilità nelle elezioni successive. E questo comunque conta, anche se non le toglie alcun merito.

Da un lato, infatti, cerca di difendere lei e i suoi alleati dalle crepe che il centrodestra ancora presenta. Para i colpi e poi contrattacca. Perché i punti chiave che vuole portare avanti li ha ben chiari e costituiscono da mesi i cardini del suo programma. Che piaccia o no, di qualsiasi schieramento si faccia parte, bisogna riconoscerle una crescita evidente negli ultimi mesi, che dagli esperti viene paragonata al lavoro fatto in inverno dalle formiche (Esopo docet). I suoi avversari sperano di vederla calare nei consensi prima del 25 settembre, ma se dovesse continuare così, invece, la strada verso la presidenza del Consiglio sarebbe spianata.

Chi sale e chi scende: i problemi di Calenda dopo la rottura e il terzo polo

Tra chi sta nel mezzo possiamo mettere, invece, Giuseppe Conte e Matteo Renzi, ma anche Silvio Berlusconi. Partiamo dal leader del MoVimento 5 Stelle. La strada percorsa, quella di correre da soli e senza ripensamenti – per poi magari scegliere dopo da che parte stare, che il Rosatellum incombe – ha permesso all’ex Premier di frenare la sua discesa nel sentiment social e di attestarsi al 55,14%, che comunque non è poco. Anche se parliamo di social, e quindi un terreno da sempre fertile per uno come Conte.

Passiamo poi a Renzi. L’ex sindaco di Firenze totalizza il 52,42%, un dato in lenta risalita e che è comunque molto significativo per ipotizzare il trend di Italia Viva. Gli ultimi sondaggi danno il partito al di sotto del 3%, ma chissà che non posso superare questa percentuale e aumentare inesorabilmente quando saremo nelle vicinanze del 25 settembre. Anche alla luce della possibile rilevanza del terzo polo come possibile forza parlamentare, per bilanciare o sbilanciare il governo, a seconda del vento che tira. Ma potrebbe non essercene bisogno.

Discorso molto simile per Silvio Berlusconi, uno abituato a personalizzare, metterci la faccia e dividere, nel bene e nel male. Il sentiment social positivo per lui si attesta al 50,95%, ma, vista la valanga di critiche delle opposizioni nelle ultime ore, potrebbe variare sensibilmente da una parte e dall’altra nella prossima settimana. Staremo a vedere.

E poi arrivano le note dolenti, che in questo caso possono essere tradotte in un nome e un cognome ben precisi. Ci riferiamo a Carlo Calenda. Volente o nolente, l’europarlamentare e segretario del partito Azione, è calato notevolmente nel giro di una settimana. Secondo la rilevazione di Spin Factor, infatti, per lui il consenso è sceso del 4,11%, un dato decisamente interessante e che conferma il trend espresso dai sondaggisti e che vede in rapida discesa Azione, addirittura con percentuali di poco superiori al 2%.

Calenda è pronto a smentirli e l’ha detto senza mezze misure di non credere alle rilevazioni fatte dall’ombrellone, ma di certo l’accordo fatto e poi rimangiato con il Partito Democratico l’ha fatto calare di botto nel sentiment social. E la motivazione è che in molti hanno visto come innaturale l’alleanza con il Pd, dopo la battaglia serrata alle elezioni romane. Un po’ come stravolgere la sua natura, che fino a quel momento l’aveva premiato. Un’antitesi che si è capovolta e l’ha sommerso, come un’onda che non riesci a controllare se il mare è troppo agitato. E, mai come in questo momento, lo è in Italia.

L’ancora a cui appigliarsi per risalire, che di tempo non ce n’è poi così tanto, è costituita dalla nuova alleanza con Renzi nel terzo polo. A tal proposito, per “Adnkronos”, si è sbilanciato Tiberio Brunetti, fondatore e amministratore proprio di Spin Factor, che ha commentato i dati che vi abbiamo riportato poco sopra. Brunetti spiega i motivi del calo dell’ex candidato a sindaco di Roma: “Ovviamente l’accordo con Renzi, se ben gestito dal punto di vista della comunicazione, può ridare vigore al progetto e permettere a Calenda di risalire nel consenso. I singoli eventi spesso generare salite o cadute”. Anche rapide, questo è il sottinteso.

Insomma, il bilancio dei consensi va tenuto in considerazione, ma guai a dargli troppa importanza – se non nell’immediato – che basta poco per ascendere o scendere all’improvviso. E in questo, l’esempio che calza a pennello è quello di Renzi, capace, solo restando al centro tra sinistra e destra come possibile outsider, di salire lentamente la china, e dopo un sentiment positivo arrivato ai minimi storici. Suona, in realtà, anche come un avvertimento per Giorgia Meloni, che basta poco a cadere dalle stelle e spesso ci si fa anche più male. Ma attualmente il cielo per la leader di Fratelli d’Italia è sereno all’orizzonte e di avvisaglie proprio non ce ne sono.

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