Conte risponde a Di Battista: “Grillo non è il padre padrone del MoVimento”

Il capo politico del MoVimento 5 stelle, Giuseppe Conte, risponde ad Alessandro Di Battista che, solo due giorni fa, aveva definito il fondatore e garante del suo ormai ex partito, Beppe Grillo, un padre e padrone. “Per me Di Battista rimane una persona seria, un interlocutore con cui mi farà piacere avere confronti politici”, ha detto ancora l’avvocato ed ex presidente del Consiglio in merito all’ex deputato pentastellato

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In primo piano, il capo politico del MoVimento 5 stelle, Giuseppe Conte. Sullo sfondo, il fondatore e garante, Beppe Grillo, l’ex leader, Luigi Di Maio, e Alessandro Di Battista, deputato pentastellato dal 2013 al 2018 – lettoquotidiano.it

Conte ha anche parlato della decisione di non derogare alla regola dei due mandati, lanciando una frecciatina a Virginia Raggi: “Voglio rassicurarla ché si sta agitando, avremo un processo di formazione delle liste assolutamente trasparente”.

Conte risponde a Di Battista: “Grillo non il padre padrone del M5s”. E tiene aperta lo porta per l’ex deputato

Mancano poco meno di 45 giorni alle prossime elezioni politiche e le cose, per i partiti, sembrano tutto meno che chiare (a parte per la coalizione del centrodestra, avanti nei sondaggi e unita in un fronte comune da tempo). Manca, però, ancora meno tempo per la presentazione dei simboli – la timeline prevede che dovranno essere presentati entro domenica – e quella delle liste (la scadenza è, invece, stimata per il 21 agosto). In pratica, poco più di una settimana per decidere chi correrà dove e con chi.

Se, come dicevamo, Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia sono ormai ai dettagli, non si può dire la stessa cosa delle altre formazioni politiche, anche del MoVimento 5 stelle, certo di non coalizzarsi con nessuno, specialmente con il Partito Democratico. “Non è pensabile che ora inizi un balletto Letta-Conte. Il M5s non si presta ai balletti, è una forza politica seria”, ha detto il capo politico ed ex presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, a La7 che poi ha rincarato la dose affermando che il partito di Enrico Lettaha fatto una scelta irrazionale e incomprensibile. Ne risponderanno agli elettori, che mi scrivono dicendo che voteranno MoVimento 5 stelle”.

Conte
L’ex presidente del Consiglio, Giuseppe Conte – lettoquotidiano.it

Ma nell’intervista al canale televisivo, l’avvocato di Volturara Appula non ha parlato solo di un argomento che ormai odora di stantio – la decisione di non correre insieme per il 25 settembre è arrivata all’indomani della scelta dei pentastellati di non rinnovare la fiducia nell’esecutivo di Mario Draghi, di cui entrambe le compagini facevano parte, e da allora non si è più tornati indietro: né da una parte, né dall’altra -, ma ha chiarito un altro tema molto importante e caro al movimento: le candidature per i collegi uninominali e non.

Entro l’8 agosto, ovvero lunedì, gli iscritti al M5s che intendevano proporsi come prossimi parlamentari per il partito dovevano auto-candidarsi per le parlamentarie (non è una novità, anzi: si è sempre fatto così). Il voto vero e proprio da parte dei militanti avverrà probabilmente il 16 agosto, ovvero martedì prossimo, e solo per una parte delle persone che il MoVimento riterrà più giuste. Ecco, allo scadere della presentazione dei nomi, ne è mancato uno importantissimo all’appello, specie se si considerano tutte le defezioni degli ultimi tra non più candidabili e chi invece se n’è andato sbattendo la porta, quello di Alessandro Di Battista.

L’ex deputato, grillino della prima ora, dopo l’esperienza in Parlamento dal 2013 al 2018, ha deciso di non bruciarsi subito il secondo mandato e non si è presentato alle elezioni del 4 marzo 2018. Da allora sono cambiate molte cose per il movimento, tra alleanze e non, e lui si è progressivamente allontanato dai Cinque Stelle fino all’uscita totale nel febbraio del 2021 perché non condivideva l’appoggio all’ex presidente della Banca centrale europea.

Con la caduta del governo Draghi sembrava potesse esserci un avvicinamento tra Conte e il Dibba, ma così non è stato perché, attraverso un videomessaggio, l’ex pentastellato ha attaccato i vertici del movimento, compreso Beppe Grillo, il fondatore e garante: “Ho compreso che ci sono molte componenti nell’attuale M5s che non mi vogliono. Da Grillo passando per Roberto Fico – ha detto -. Forse temono che io sia poco imbrigliabile, perché forse temono giustamente che io possa ricordare degli errori politici che sono stati commessi negli ultimi anni da vari esponenti”.

Non solo: Di Battista ha anche definito il comico genovese un padre padrone alla Gavino Ledda: “Politicamente oggi non mi fido di Beppe Grillo e sotto di lui non ci sta”, ha spiegato dopo aver, invece, rivolto parole al miele all’attuale capo politico che oggi gli ha risposto dicendo che “la figura del garante rimane fondamentale, ma poi c’è una filiera ben precisa che determina la linea politica”.

Con Di Battista – ha spiegato ancora Conte – ho avuto un paio di colloqui lunghi, gli ho spiegato che se oggi dovesse entrare nel MoVimento troverà un MoVimento diverso, un’architettura statutaria ben precisa e distinzione dei ruoli”. L’Avvocato del popolo, quindi, non ha chiuso la porta a Di Battista tanto da definirlo una persona seria, “un interlocutore con cui mi farà piacere avere confronti politici”, ma ha anche ribadito come la posizione dei Cinque Stelle euroatlantica non è in discussione.

Conte: “Raggi stia serena, avremo un processo di formazioni delle liste trasparente”

Ma il capitolo Di Battista non è l’unico che interessa, perché, come abbiamo già detto, ci sarà da capire con quali persone il movimento intende candidarsi. A questo proposito, Conte ha risposto anche all’ex sindaca di Roma, Virginia Raggi (anche lei arrivata al secondo mandato), che ha chiesto regole precise e puntuali sulla regola che l’ha esclusa dalle parlamentarie – “Sarei stata perfettamente candidabile – ha detto -, ma ho detto di no perché volevo sapere con chi mi sarei seduta in Parlamento“.

Abbiamo discusso di una lieve deroga – ha spiegato -, poi abbiamo trovato una modalità diversa che realizzeremo. Vorrei rassicurare Raggi, che si sta agitando che avremo un processo di formazione delle liste assolutamente trasparente, in linea con le previsioni statutarie”.

L’attacco all’ex inquilina del Campidoglio non è finito qua, perché l’ex premier ha precisato come lei non debba “dare un messaggio sbagliato, io mi assumerò le responsabilità”, d’altronde Raggi si era autocandidata per la seconda volta al comune della Capitale senza “sentire i vertici del MoVimento”.

Sulla questione, ha concluso dicendo che la regola del doppio mandato “non è contro Raggi, che in questo momento non è senza occupazione: è consigliera comunale, presidente della Commissione Expo. Mi aspetto da lei che al termine di questo mandato si metta a disposizione per dare il proprio contributo”.

Che lui darà sicuramente. Perché, sempre a La7, ha dichiarato che il presidente, ovvero lui, ha le mani libere sui capilista: “Nel nuovo statuto c’è la responsabilità politica del leader nella formazione delle liste. Questo si abbina alla consultazione in rete che è una nostra caratteristica”.

Quanto, poi, alla possibilità di candidarsi in più collegi, sembra cosa quasi fatta, mentre ci sarà da vedere per gli uninominali (quelli in cui vince e viene eletto il candidato che ha ottenuto più voti). Proprio su questo Conte ha tenuto a precisare che “i sondaggi fotografano una situazione un po’ pregressa. Quando si calcolano gli uninominali non si calcolano le persone che saranno candidate”. Insomma: ci sarà da lavorare, e lui è ben felice di farlo.

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