Letta: “Nessun rapporto con i Cinque Stelle, su Renzi non poniamo veti”

Si sta entrando nel vivo della campagna elettorale per le politiche del 25 settembre. Lunedì verranno sciolti alcuni nodi relativi alle alleanze, specie quelle del centrosinistra e del polo centrista. Il segretario del Partito Democratico, Enrico Letta, ha chiarito quelli che potrebbero essere gli scenari, chiudendo la porta in faccia, ancora una volta, al MoVimento 5 Stelle di Giuseppe Conte, mentre su Matteo Renzi, leader di Italia Viva, ha detto “non pone veti”

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Enrico Letta, segretario del Partito Democratico – lettoquotidiano.it

Nonostante, però, ancora non si sappia se il Pd correrà da solo o assieme ad altri partiti, il segretario dem ha dato una prima bozza di quelli che potrebbero essere i provvedimenti che si potrebbero attuare se gli italiani votassero per lui, ponendo attenzione sui giovani e sulle loro condizioni lavorative, e sulla patrimoniale.

Letta: “No ai Cinque Stelle. Renzi? Io non metto veti nei confronti di nessuno”

Lunedì sarà una giornata risolutoria, decisiva. O, almeno, lo sarà per la coalizione di centrosinistra, ammesso che ci sia, e soprattutto lo sarà per il Partito Democratico.

Che continua a volare nei sondaggi: da dopo la crisi e la caduta del governo presieduto dall’ex banchiere centrale Mario Draghi, la compagine guidata dal segretario Enrico Letta ha ottenuto almeno un punto percentuale. Tanta roba se si vuole sfidare un centrodestra unito, che ha come forza trainante Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni (poco più sopra nelle proiezioni dei vari istituti di ricerca rispetto al Pd), e che già si vede a Palazzo Chigi.

Solo ieri, durante una visita alla stazione centrale di Milano, il leader della Lega, Matteo Salvini, ha parlato di proporre i ministri agli italiani prima del voto. L’eventualità che non si riesca a governare, con quei numeri, non è neanche presa in considerazione, in pratica.

Ma torniamo al centrosinistra. Assodata l’alleanza con Articolo 1 di Pierluigi Bersani e con Sinistra Italiana di Nicola Fratoianni, il Partito Democratico ha bisogno di molti più voti per battere FdI, Lega e Forza Italia. Se un tempo una coalizione con il MoVimento 5 Stelle sembrava la cosa più scontata e giusta, dal 20 luglio – giorno in cui i pentastellati si sono astenuti per il voto di fiducia all’esecutivo del premier Draghi -, la situazione è cambiata.

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Enrico Letta, ex presidente del Consiglio – lettoquotidiano.it

In più di un’occasione, Letta ha spiegato che da quella scelta fatta al Senato dai Cinque Stelle non si poteva tornare indietro – la decisione, tra l’altro, sta creando qualche attrito anche a livello regionale, specialmente in Sicilia dove, il sabato dopo la fine dell’esecutivo del banchiere, ci sono state le primarie unite dei due partiti per il candidato a governatore e ha vinto un’europarlamentare in quota dem, che potrebbe però non essere il cavallo su cui punteranno pure dal M5s.

Anche ieri, durante un’intervista al Tg2 serale, il segretario ha ribadito la chiusura totale agli uomini di Giuseppe Conte (ma non chiamateli così, direbbe lui): “Sul movimento confermo quello che abbiamo già deciso formalmente – ha detto -. Noi non avremo rapporti politico-elettorali in questa campagna elettorale con le forze protagoniste di quell’atto di irresponsabilità del 20 luglio in cui il governo è stato fatto da tre pilastri che lo sostenevano. E il M5s è fra questi”.

La porta chiusa in faccia all’ex presidente del Consiglio dei governi gialloverde e giallorosso, però, potrebbe aprirsi per un altro vecchio alleato. Non certamente il più comodo per Letta, anzi: Matteo Renzi. Il numero uno di Italia Viva deve pagare lo scotto di essere stato colui che ha fatto cadere il segretario dem nella sua prima esperienza a Palazzo Chigi, ma il leader del Pd non ne fa una questione personale, quasi ci scherza su quella frase che è diventata storia – “Enrico, stai sereno” – pronunciata da Renzi prima di staccare la spina a quell’esecutivo.

Del tema discuteremo in questi giorni, abbiamo qualche giorno di tempo davanti, io non sono uno di quelli che vuole perdere tempo, però dobbiamo andare di fronte a 60 milioni di italiani”, ha spiegato ancora Letta al telegiornale.

Se, infatti, su Azione/+Europa di Carlo Calenda ed Emma Bonino ci sono ancora pochi dubbi e, come si direbbe in ambito di calciomercato, mancano solo le firme e l’ufficialità – l’idea è quella trovare un accordo di coalizione sui collegi -, non si può dire la stessa cosa del partito dell’ex sindaco di Firenze. Che, anche oggi, su Twitter, ha ribadito la sua distanza sia dal centrosinistra, ma soprattutto dal centrodestra.

La sinistra apre la campagna elettorale candidando Di Maio e parlando di tasse. La destra di Salvini e Meloni la conosciamo: sovranisti e populisti. C’è un mondo che chiede di votare altro. Noi ci siamo”, si legge nel tweet. Qualcosa però potrebbe cambiare.

E quindi Letta: “Davanti a 60 milioni di italiani, dobbiamo essere convincenti, io non metto veti nei confronti di nessuno, discutiamo con tutti, non dico serenamente perché in questo momento non tornerebbe simpatico, ma discutiamo con tutti approfonditamente e nel modo giusto”, ha concluso sull’argomento.

Letta: “La patrimoniale servirà per finanziare i giovani che non trovano lavoro”

Nonostante non sia ancora stata delineata la coalizione del Pd, Letta ha chiaro quello che sarà uno dei punti fondamentali del programma elettorale del suo partito: la patrimoniale.

La tassa sulla successione, già proposta in questa legislatura da Matteo Orfini e Fratoianni in un emendamento per la legge di bilancio, è uno degli argomenti più divisivi della politica. Da sinistra sono sicuri che sia l’arma giusta per rifinanziare un po’ di debito pubblico – si tratta, in parole povere, di prendere più soldi a milionari e miliardari e ridistribuirli -, mentre la destra (e non solo: rileggere il tweet di Renzi per capire) crede sia un ulteriore strumento di tassazione del ceto medio.

L’altra volta quando ne parlai tutti cominciarono a dire ‘ah, si toccano le successioni!’ – ha ricordato il segretario dem -, ma è giusto che chi ha un patrimonio plurimilionario lasci qualcosa alla società e se quel qualcosa viene ridato ai giovani, che oggi sono attanagliati dalla precarietà, credo sia il senso di generazioni che si aiutano”.

La tassa va rimessa per finanziare i giovani, i diciottenni che oggi non trovano lavoro. Ecco perché il tema della lotta alla disuguaglianza è fondamentale: deve essere sia sul fronte fiscale, la progressività fiscale è scritta nella costituzione, e poi anche sull’istruzione pubblica, con borse di studio per meritevoli e bisognosi. Anche questo è un principio costituzionale troppe volte tradito che dobbiamo rilanciare”, ha concluso Letta.

D’altronde, poco prima, anche Francesco Boccia, ex ministro per gli Affari regionali e le autonomie del governo Conte 2, ora commissario del Pd in Campania, ha sottolineato come il suo partito si rivolga “ai giovani e al lavoro” perché da qua “si gioca la sfida per il futuro del nostro Paese”.

È nostro dovere separare e proteggere chi ha bisogno di assistenza da chi deve trovare un lavoro e il lavoro dev’essere retribuito adeguatamente con un salario minimo e senza più stage e tirocini gratuiti – ha detto Boccia -. I giovani italiani devono sapere che il Pd sarà in prima linea per difendere l’Europa, la loro Europa, dalla destra dei muri e dei fili spinati”. “Saranno loro i protagonisti della società digitale e dovranno vivere in un contesto di diritti civili garantiti, senza il rischio di ritrovarsi di nuovo nel Medioevo dei diritti”, ha concluso l’ex ministro.

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