“Un’intelligenza artificiale ha preso coscienza di sé”: Google lo licenzia

Prima la dichiarazione che ha scosso il mondo dell’informatica e non solo, ora la mossa definitiva di Google e che è ormai diventata nota e ufficiale. L’azienda statunitense ha deciso di licenziare il dipendente che asseriva un’intelligenza artificiale avesse preso coscienza di sé. Scopriamo cosa è successo, le due facce della medaglia e i contorni di una vicenda che ha fatto il giro del mondo

Google ha licenziato Blake Lemoine
La scritta dell’azienda Google – lettoquotidiano.it

Google non sta a guardare e, da colosso qual è, stoppa le voci provenienti dall’interno e poi diventate pubbliche. L’azienda ha licenziato Blake Lemoine, l’ingegnere informatico dal presente (e il passato) burrascoso con l’azienda e che aveva affermato di recente che un’intelligenza artificiale avesse una coscienza. Ora la storia si è conclusa con una rottura netta.

Google e l’intelligenza artificiale che va oltre: ingegnere licenziato

Un colosso come Google di presentazioni non ne ha bisogno, e ci mancherebbe. Di snocciolare numeri, neppure. Perché l’azienda e poi il motore di ricerca più importante e utilizzato nel mondo hanno dominato gli ultimi decenni informatici, con innovazione, lungimiranza e anche tanti posti di lavoro per realizzare i progetti più disparati. Che è anche giusto così. Una realtà che ha semplicemente cambiato il nostro modo di vivere e di gestire la vita, che è anche più complicato.

È impossibile negarlo: rispetto ai nostri genitori e soprattutto ai nostri nonni, abbiamo possibilità infinite, un bombardamento continuo di informazioni e quell’immediatezza che è sinonimo di tempo risparmiato. E, quindi, soldi e conoscenza. E scusate se non è poco.

Google
La scritta Google su sfondo grigio – lettoquotidiano.it

La realtà di Google è una visione e un’avanguardia di cui abbiamo maledettamente bisogno, e di cui siamo anche un po’ schiavi. Che non si ferma al motore di ricerca, ma è tech e oltre. È tutto e, ci dicono, tutto quello di cui abbiamo bisogno. E proprio per questo conta anche di più e gli teniamo stretta la mano per guardare al futuro. Che se l’è meritato. E accettiamo le caramelle che l’azienda ci offre di continuo, assetati e impazienti. Che bellezza!

Ma fino a che limite e con quali regole? Se lo sarà chiesto anche l’ingegnere e dipendente di Google, Blake Lemoine, protagonista della storia storia che vi raccontiamo oggi. Una storia che finisce con un addio e tante polemiche. E l’intelligenza artificiale nel mezzo, che non è un dettaglio. Ma ora ci arriviamo.

Come per tutti i grandi, o meglio, come per tutte le grandi cose, infatti, arriva anche il momento di fare i conti con le bufere, le accuse e le dita puntate contro. Giusto o ingiusto, è comunque così. E stavolta Google è subito passata alla difesa e poi al contropiede. Un attacco che ha assunto, in tempi non troppo lunghi, le sembianze di un licenziamento. Un “You’re fired” degno di Vince McMahon, uno che di bufere ne sa qualcosa e ne sta vivendo anche in questi giorni, o di Flavio Briatore per restare un po’ a casa nostra. E sputacchiando anche un po’ qua e là, ma con la calma e la sicurezza di chi sa di avere ragione. Un Davide contro Golia nel mondo dell’informatica, e non sempre può vincere Davide. Ma andiamo con ordine.

Non si può raccontare quest’incresciosa vicenda senza dirvi chi è Blake Lemoine. Stiamo parlando di un ingegnere informatico di Google, salito alla ribalta della cronaca per aver detto (e senza mezzi termini) a inizio giugno che un’intelligenza artificiale fosse senziente.

Un terremoto, in pratica, a furia di programmazione e futuro, per Google e i suoi progetti. O almeno sarebbe potuto esserlo, dato che dei limiti deve osservarli anche lei. Basta visitare la pagina su LinkedIn di Lemoine per comprendere la matrice e i significanti del suo lavoro: “Sono uno scienziato informatico interessato a lavorare su una teoria rivoluzionaria“, esordisce. E continua: “Voglio trasformare quella teoria in soluzioni per l’utente finale. Ho dedicato gli ultimi sette anni della mia vita all’apprendimento sia dei fondamenti dello sviluppo del software che dell’avanguardia dell’intelligenza artificiale“. Semplicemente innovazione e con un retrogusto di successo e di “Wow” alla fine. Ma non sempre tutto va come deve e le scelte fatte pagano i loro dividenti.

Google, infatti, di problemi con Lemoine ne ha avuti e come, per poi tagliare i ponti. L’ingegnere, infatti, era già stato sospeso e il motivo, in quel caso, era aver rivelato (e pubblicamente) informazioni riservate sulle tecnologie utilizzate dalla sua azienda, Google appunto. A inizio giugno, l’accusa da parte del dipendente e che ha scosso il mondo tech: un’intelligenza artificiale, secondo Lemoine, era capace di provare sentimenti, di avere una coscienza di sé. Accusa, come potete immaginare, gravissima nel settore e che avrebbe aperto un portone a problemi di natura etica e non solo.

L’azienda, però, si è fatta trovare pronta, etichettando come “del tutto infondate” le accuse da parte dell’ingegnere. E non è finita qui, perché, già prima della sospensione, Lemoine riferiva si sentirsi trattato male da alcuni dei suoi dirigenti. Lo invitavano, infatti, a prendersi una pausa dal lavoro, asserendo come motivazione la necessità di contrastare un problema di salute mentale. Non roba di poco conto e quand’è così le cose non si mettono mai bene. Ed è stato così anche per l’ingegnere informatico.

Lemoine licenziato da Google: com’è finita e cosa implica

Il finale della storia ve l’abbiamo spoilerato all’inizio e non è lieto. Infatti, è stato lo stesso Lemoine a dire ai giornali che Google l’aveva licenziato. L’azienda si è esposta solo a “The Verge” e limitandosi ad augurare al suo ormai ex dipendente il meglio. Come un partner che non hai mai pensato di amare e che all’improvviso diventa fin troppo scomodo e pretenzioso per continuare a viverci. E a condividerci quotidianità e progetti. Una storia che ha fatto parlare molto gli esperti di settore, ma su cui bisogna interrogarsi anche per le conseguenze che avrebbe un’ipotesi del genere, se verificata.

Google, per fare un esempio, pur riservando grandi attenzioni alle intelligenze artificiali, ha predisposto una specie di comitato etico, atto appunto a valutare tutte le implicazioni in caso di utilizzo di tecnologie man mano sempre più “intelligenti”. Si tratta di membri indipendenti, il cui ruolo è appunto seguire ed evidentemente arrestare per tempo qualsiasi deriva. Ma la musica non cambia e ora Lemoine è senza lavoro, ma, secondo quanto trapela, potrebbe continuare la sua attività in proprio con le intelligenze artificiali. E, quindi, potremo sentire parlare ancora di lui e anche la stessa Google. Un rischio che ha deciso di correre e probabilmente senza pentirsene. Ma senza restare amici come prima.

Una storia, quella che vi abbiamo raccontato oggi, che torna a farci riflette sul significato del rapporto tra uomo e macchina, che tanta materia di etica e letteratura ha animato per decenni. Non siamo in grado di dirvi dalla scrivania e ticchettando sulla tastiera quando le ricchissime e visionarie aziende debbano fermarsi, ma un mondo che va sempre più verso l’utilizzo delle nuove tecnologie e dell’intelligenza artificiale è ormai sotto gli occhi di tutti. E per ora gli unici sentimenti ad averne risentito sono quelli di Lemoine, non delle macchine. Scusate la pessima battuta.

L’azienda ne esce più forte o più debole? Staremo a vedere se i traguardi prefissati saranno raggiunti, ma di certo se ti chiami Google ora non puoi proprio lamentarti. E puoi solo guardare al futuro.

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