Haller e il pollice in alto dopo l’operazione. Il calcio si riscopre solidale e spietato

Sebastien Haller non molla. Il nuovo attaccante del Borussia Dortmund rassicura i tifosi e manda un segnale al mondo del calcio dopo l’operazione ai testicoli. I tifosi inviano messaggi di vicinanza, ma lo sport ha anche un lato spietato

Sebastien Haller
Haller – lettoquotidiano.it

Il mondo del web e del calcio si stringono attorno a Sebastien Haller, attaccante del Borussia Dortmund a cui è stato diagnosticato un tumore ai testicoli. Il bomber ha rassicurato tutti attraverso un post sul suo profilo Instagram dopo il buon esito dell’operazione. Ma gli schizzi di umanità non durano 72 ore.

Haller è in buone condizioni dopo l’operazione: il post rassicura tutti

I calciatori non sono indistruttibili. Gli sportivi del 2022 vanno incontro a una modernità che spesso è sinonimo di robotica e ingegneria. Sicuramente è una provocazione, ma non così lontana dalla realtà.

Sebastien Haller
Haller – lettoquotidiano.it

I tifosi telecomandano i loro beniamini, aspettandosi sempre il meglio: i gladiatori nell’arena e il joypad, come fosse la playstation. Senza fiato, stanchezza, margine di errore, sia mai. Gli eroi che portano lo stemma di questa o quella squadra si sono dovuti abituare all’esigenza di perfezionismo e perfezione, alla freddezza, come statue e leggende. All’Olimpo e alla caduta al primo errore, e ancora a una carriera che non ammette debolezze e umanità. Che tanto quei milioni sul conto corrente valgono di più e sono pagati per quello.

Ma in questi giorni c’è un attaccante che ci ha ricordato quanto sia sbagliato, che i calciatori sono testa e corpo e che il corpo non è un ammasso di elementi metallici, bottoni e fili elettrici. Solo una macchina perfetta che può incepparsi all’arrivo della malattia. Per tutti. Ma andiamo con ordine.

Parliamo di un bomber, un omaccione di circa 190 cm di altezza per 82 chilogrammi, capace di realizzare 21 gol e sette assist in 31 partite di Eredivisie con la divisa dell’Ajax. E che con la maglia a strisce bianche e rosse, quella indossata anche da Johan Cruijff, Zlatan Ibrahimovic e Patrick Kluivert, per non citarne che alcuni, ha sbancato il lunario anche in Champions League, mettendosi in evidenza come uno degli attaccanti più letali d’Europa. Una macchina (da gol), appunto. E come tale è stato acquistato a suon di milioni dal Borussia Dortmund, un altro club che di talenti se ne intende.

Ma poi c’è la vita e c’è anche il caso, l’imponderabile. Lunedì scorso Haller, in piena preparazione per la prossima stagione con il club tedesco, ha accusato un malore. I primi accertamenti hanno messo in luce una diagnosi drammatica: il francese naturalizzato ivoriano, a soli 28 anni da poco compiuti, ha un tumore ai testicoli.

Il direttore sportivo dei gialloneri, Sebastian Kehl, ha parlato di “notizia shock” per tutto il Borussia Dortmund. E, aggiungiamo, per l’intero mondo del calcio. Da lì la corsa a nuovi esami e l’operazione, tutto in pochi giorni: tocca sbrigarsi. Poi il post su Instagram dopo l’intervento: Haller mostra, dal letto d’ospedale, il pollice in alto e una nuova speranza: l’operazione è andata bene, ma non è ancora finita.

Le due facce del calcio: amore e inumanità

La vicenda di Haller ha toccato il mondo del calcio, e qui non ci sono dubbi. Basti guardare le reazioni al suo posto e scorrere velocemente i cinguetti si Twitter. “Forza e coraggio” o “Torna presto campione” sono solo alcuni dei messaggi riservati all’attaccante e se si va in Olanda o in Germania le reazioni si moltiplicano.

Tutti con Sebastien, nella gioia e nella malattia. Come un matrimonio, quello che unisce ogni tifoso con i bomber e gli attaccanti con il gol. Quel legame indissolubile, come fosse un orgasmo, ma anche una maglia e un’intera curva, allungata fino alle case, ai bar e ai club. Un circuito di neuroni e le endorfine. Come quella magia fosse la vita in sé e solo per sé. La passione.

E allora perché parlare di amore e dolore, come fosse la Medea di Euripide con il pallone tra i piedi? Perché in queste ore stiamo assistendo a tanto altro, per chi vuole vederlo. E cioè la razionalità e la logica di un calciomercato che non aspetta nessuno e di una mediaticità a caccia costante della notizia.

Perché i messaggi di vicinanza, affetto e unicità per Haller sono stati sostituiti da una domanda e un’esigenza: chi sarà l’erede del bomber, appena arrivato e già ai box? E l’amore passa in secondo piano rispetto al calciomercato, così d’un tratto. E riguarda anche l’Italia.

Da Andrea Belotti a Edin Dzeko fino ad arrivare a Luis Suarez, uno che ha vestito anche la maglia dell’Ajax: il Borussia Dortmund finisce sulle prime pagine per cercare il sostituto del bomber con il tumore. E così non è giusto. Non tanto perché la Ruhr non debba pensare alle sue esigenze di campo, e quindi economiche.

Semplicemente perché non si può liquidare quell’eroe, quel campione, quella macchina perfetta nel giro di 72 ore e sostituirlo come fosse ormai notizia vecchia. E non è buonismo, quanto irriconoscenza. Non sarebbe amore, non sarebbe catarsi. E non è una tragedia greca. È semplicemente calcio e chi lo ama lo fa in salute e in malattia. Come un matrimonio.

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