Caso Yara Gambirasio, la Corte nega l’accesso ai reperti ai legali di Massimo Bossetti

La difesa aveva avanzato l’istanza in vista di una possibile revisione della sentenza di condanna all’ergastolo.

Yara Gambirasio

La Procura di Bergamo si era opposta alla richiesta dei legali di Massimo Bossetti.

La Corte rigetta la richiesta dei legali di Bossetti

Si chiude con un “no” della Corte d’Assise di Bergamo la vicenda giudiziaria di Massimo Bossetti, il muratore di Mapello condannato all’ergastolo per l’omicidio della piccola Yara Gambirasio.

La 13enne sparì nel nulla il 26 novembre del 2010, mentre tornava a casa dopo essere stata nella palestra che frequentava, a Brembate Sopra, Bergamo.

Il corpo di Yara Gambirasio venne ritrovato nel febbraio del 2011, da un passante in un campo nella zona di Brembate.

I giudici della Corte d’Assise di Bergamo hanno rigettato la richiesta dei legali di Massimo Bossetti di aver accesso ai reperti del processo.

I difensori di Massimo Bossetti – come riferisce anche Tgcom24 – non potranno neppure effettuare la ricognizione dei reperti. La difesa aveva avanzato l’istanza in vista di una possibile revisione della sentenza di condanna all’ergastolo.

Il no della Procura di Bergamo

La Procura di Bergamo aveva già rigettato la richiesta degli avvocati difensori.

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Nell’ultima udienza, che si è tenuta a porte chiuse il 19 maggio scorso, è stato ufficialmente confermato che la traccia 31 G20, la cosiddetta prova regina, è andata completamente esaurita.

“SONO FIDUCIOSO. CREDO NELLA GIUSTIZIA, ANCHE SE FINO ad ora NON MI HA DATO LA POSSIBILITÀ DI DIMOSTRARE LA MIA INNOCENZA. SPERO CHE QUESTI REPERTI SIANO STATI CONSERVATI CORRETTAMENTE COME PIÙ VOLTE HO CHIESTO PERCHÉ SOLO, E RIPETO SOLO, ATTRAVERSO L’ESAME DI QUESTI POTRÀ ESSERE EVIDENZIATO IL CLAMOROSO ERRORE GIUDIZIARIO”

aveva detto qualche tempo fa il muratore di Mapello, in carcere dal 14 giugno del 2014.

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