Usa, sito del governo nelle mani di hacker iraniani: è allerta cyberguerra

Il sito del governo americano finito nelle mani di hacker iraniani: negli Usa torna la paura cyberguerra, dopo l’uccisione del capo Qassem Soleimani

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Scoppia l’allerta cyberguerra negli Usa: il sito del governo finisce nelle mani degli hacker iraniani.

Sito del governo Usa hackerato

Il sito del governo americano finito nelle mani di hacker iraniani. È quanto accaduto nelle ultime ore, dopo l’uccisione del capo delle Forze speciali iraniane, Qassem Soleimani.

Come evidenzia anche Tgcom24, la home page del sito sarebbe stata hackerata da pirati informatici iraniani. Gli hacker hanno pubblicato un fotomontaggio del presidente Donald Trump mentre viene preso a pugni dall’Iran.

Come si legge nel messaggio diffuso dall’Iran Cyber Security Group, la Repubblica iraniana ha espresso vicinanza al popolo palestinese, quello dello Yemen, alla popolazione siriana, all’Iraq e al popolo del Barhein.

Allarme cyberguerra

Accanto al fotomontaggio che ritrae il presidente americano mentre viene preso a pugni, è comparso un preciso riferimento al capo delle forze iraniane, Qassed Soleimani, ucciso dal fuoco americano.

“Il martirio è stato la sua ricompensa per anni di sforzo implacabile”.

si legge nel messaggio.

In seguito all’attacco, il sito è stato messo fuori uso e non è più possibile accedervi. Dal governo americano confermano l’attacco, anche se non si sarebbe ancora accertato il legame col governo iraniano.

Negli Usa torna così la paura di una cyberguerra, e la Casa Bianca ha già messo in guardia il congresso sulle prossime rappresaglie che il governo iraniano potrebbe mettere in atto.

Hacker esperti quelli iraniani, terzi solo ai pirati informatici russi e cinesi, e che gli Usa temono fortemente, per la loro estrema pericolosità.

Come evidenzia anche Il Messaggero, i pirati iraniani non hanno la capacità di paralizzare intere reti internet, quindi colpiscono i sistemi operativi delle grandi aziende.

Gli hacker hanno infatti messo a punto un sistema nominato Shamoon, che ruba i dati, prima di eliminarli dalla memoria.

Intanto, il generale Abuhamzeh ha minacciato:

“Quando la nostra rappresaglia finirà, gli americani dovranno lasciare l’intero territorio”.

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